Maschi vestiti pastello. Potrebbe essere il titolo dell’Apocalisse ed infatti è la sintesi della variante sanremese che ieri ha contagiato l’Italia tutta ai domiciliari per dpcm. Del resto, ci si poteva anche scordare delle restrizioni, essendo questa l’unica settimana dell’anno in cui i cittadini stanno a casa la sera senza bisogno di coprifuoco, ma il Festival delle larghe intese di Amadeus e Fiorello ha iniziato da Diodato e per automatismo i telespettatori hanno alimentato il lievito madre e puntato i balconi. Per urlare “andrà tutto bene”, s’intende. Che poi è andata bene solo alla Berté, ospite di punta, intonata e serena come non mai (se si dimentica il playback del nuovo pezzo che insieme a certe mise ha fatto subito anni ’80, ma senza quell’ansia da Anna Oxa il cui spirito è stato però evocato da Fiore e Matilde vestita troppo oversize per quella performance – “Ti lascerò” in coppia con Leali 1989 - di cui il terzo protagonista era l’abito guaina nero).

Per il resto, levando i numerosi dimagriti - per chi arriva alla finale in premio la dieta - di bene c’è solo che siamo ancora vivi a sottoporci volontariamente a più di 5 ore di show senza pubblico, divertente come una Pasquetta su Zoom. (Ne sarà il preludio?! Help!)

Ora che lo abbiamo visto possiamo affermare con certezza: si può sopravvivere a Sanremo senza scala ma non a Sanremo senza Parietti in prima fila. Sebbene le poltrone più vuote non fossero quelle dell’Ariston ma quelle nei nostri salotti senza i tradizionali centri d’ascolto di rustici e veleno, mutati dalla pandemia in scialuppe di salvataggio da cui udire l’orchestrina che ancora canta mentre il Titanic affonda. Quel Titanic è il festival, è l’Italia, siamo noi che senza afflato ci siamo prestati ad applausi finti come l’allegria.

Quale allegria? Direbbe l’immenso che sarà ricordato domani dai Negramaro – e ci mancherebbe pure, dato che per la prima volta la kermesse cade il 4 marzo – che proporranno proprio quella canzone che, per gli appassionati di numerologia, Dalla presentò a Sanremo nel 1971 e torna a Sanremo71. Prevista una pioggia di lacrime. E in tal senso Fedez e Achille Lauro si sono portati avanti.

La prima serata ha debuttato come sempre con le nuove proposte che più che a un concorso canoro partecipano alla ghigliottina: subito via la metà. La classifica parziale big è la seguente: Annalisa, Noemi, Fasma, Francesca Michielin e Fedez,  Francesco Renga, Arisa, Maneskin, Max Gazzè, Colapesce Dimartino, Coma Cose, Madame, Ghemon, Aiello. Uno a zero per i talent sull’Indie. Ma la partita è ancora lunga e quindi palla al centro visto che in campo c’è un super attaccante: Ibrahimovic, forte del suo metro e 95, ha dovuto davvero far poco (in realtà nulla) per riattivare gli ormoni sedati dei detenuti a casa. Un brivido caldo in una tisana tiepida.

Forse siamo solo stati chiusi troppo a lungo. Ma certamente non siamo diventati migliori! Siamo diventati più cattivi e proprio per questo ci accaniamo sul corpo esanime del festival “facendo finta che la gara sia arrivare in salute al gran finale” per citare ancora il poeta bolognese, quest’anno profeta. E gli sponsor ringraziano.