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Ritorna in Calabria l’artista cubano Alejandro Garcia, catanzarese di adozione e grande amico di Mimmo Rotella. Nato a L'Havana nel 1974, già presente da quindici anni sulla scena artistica italiana ed internazionale, Garcia esporrà una selezione significativa di sue opere al Maon, Museo d'arte dell'Otto e Novecento, di Rende.
La mostra dal titolo “Alejandro Garcia, La razón fantastica” sarà inaugurata giovedì 16 luglio, alle ore 18.30, e rimarrà aperta al pubblico
fino al 12 settembre 2015.
“Era il 2000 quando Garcia venne in Calabria per la prima volta – si legge nel testo di Tonino Sicoli, Un artista multiculturale -. Era un giovane entusiasta del proprio lavoro, con una sua solida formazione culturale ed una buona esperienza nei paesi letino-americani. Era affascinato dall'arte europea ed era ben informato della ricerca contemporanea occidentale. A L'Habana, a dire il vero, l'arte moderna e contemporanea sono state sempre tenute in grande considerazione. Lo stesso Fidel Castro non ha mai fatto mistero di amare l'arte astratta. E Wilfred Lam è il riconosciuto trait d'union fra la cultura artistica cubana e quella delle avanguardie storiche del Novecento europeo. Garcia praticava una pittura libera da schemi nel senso che non era legato ad una visione etnica tipicamente afrocubana quanto piuttosto ad una ricerca ricca di contaminazioni colte mutuate da un cubismo rivisitato e da un surrealismo post-astratto. Già si rivelava un esuberante artista dalla mano sicura e dalla fervida fantasia, dotato di padronanza pittorica, con una iconografia deformata ed ironica, dalla gestualità veloce e scanzonata. In quell'anno espose assieme ad altri due artisti cubani nella mostra “Alma de Cuba”, al Centro “Luigi Di Sarro” di Roma e, poi, nella personale “InCUBAzione”alla Galleria Ar&s di Catanzaro”.
“Il rapporto di Garcia con l'Italia – scrive Sicoli - nel corso di quindici anni si è alimentato di tante sollecitazioni, di incontri, di amicizie, di un andirivieni partecipato, di un rinnovato soggiorno sempre più intenso di attività, di produzioni importanti, di eventi espositivi ricorrenti. Insomma, un viaggiatore dell'arte in tutti i sensi, all'interno di una poetica visionaria e linguisticamente nomadica, ma anche come ambasciatore di un messaggio socio-culturale per l'integrazione reciprocamente rispettosa fra i popoli e le diverse civiltà. Oggi il percorso geografico e culturale di Garcia assume un significato ancora più forte nel momento in cui le vicende di Cuba si evolvono verso una pacificazione storica con gli Stati Uniti e il mondo occidentale. Si aprono scenari nuovi per i tanti artisti, che hanno mantenuto vivo l'attaccamento al proprio patrimonio ideale ed estetico e che hanno già cercato, pur con le note limitazioni alla mobilità, contatti e confronti dialettici con le tendenze dell'arte contemporanea mondiale, che vede in quella americana e ed europea i suoi esempi più forti. L'affacciarsi sulla scena di realtà alternative e di personalità forti, da un lato, di una loro “diversità” culturale e, dall'altro, animate dal desiderio di interagire con altri contesti, fa ben sperare in una benefica azione di contrasto alle mode e alla standardizzazione del gusto. Non un genius loci del XXI secolo, che recupera il retrivo ammodernato, ma l'autentico affiorare di uno spirito creativo, capace di destreggiarsi fra i freni della tradizione di una società rimasta isolata per oltre mezzo secolo e le spinte verso i modelli prevalenti di un cosmopolitismo di maniera.
Garcia, da questo punto di vista, abbraccia una condizione estremamente complessa in cui la ricerca identitaria personale, che già è in corso da tempo, è anche il vettore dell'evoluzione di una società in cammino. Non si tratta di rinnegare il passato ma di assumerlo con tutte le sue valenze e contraddizioni, facendone una base da cui far nascere un mondo nuovo.
I riconoscimenti che gli stanno arrivando in questi ultimi tempi sono già il segno di un'accettazione della sua particolare caratteristica di artista multiculturale, appartenente a quella generazione di quarantenni, che cresciuti sotto il castrismo, hanno in qualche modo rappresentato con la loro silenziosa riflessione nell'arte i prodromi della primavera cubana avviata oggi con la ripresa delle relazioni diplomatiche fra la il Governo cubano e la Casa Bianca. Egli ha vissuto l'arte come un'esperienza di libertà totale, cercando nel dubbio le verità, creando una meditata consapevolezza, sviluppando una coscienza critica e un pensiero dialettico. E' questa la strada della rivoluzione culturale che rigenera se stessa e, portando con sè il germe del cambiamento, diventa permanente. Cuba ha sempre esercitato un fascino poetico su molti scrittori del Novecento, da Lorca a Hemingway, da Sartre a Marquez, diventando un'attrattiva anche per artisti delle avanguardie recenti come Mimmo Rotella, che di Garcia era diventato amico, complici i soggiorni di entrambi a Catanzaro e un buon sigaro Avana. La stessa Biennal de La Habana, nata nel 1984, ha guardato all'arte con un'ottica di apertura, registrando fra gli artisti cubani di diverse generazioni presenze significative e informate di quanto avveniva in ambito internazionale. Nell'edizione del 2015 anche Garcia è stato invitato nella mostra “Zona Franca”, che ha offerto un articolato panorama dall'arte cubana contemporanea. Già nel 2014 il curatore della Biennal de La Habana Nelson Herrera Ysla aveva presentato una sua mostra alla Galeria Luz y Oficios”.
L’esposizione al Maon di Rende è curata da Tonino Sicoli, con testi di Nelson Herrera Ysla e Rafael Acosta de Arriba.Sarà possibile visitare la mostra da martedì a sabato, dalle ore 10 alle 13.30 e dalle 16.30 alle 20 (chiuso i festivi e il lunedì).