«È stato davvero molto intenso “vedere” Maria parlare. Il teatro le ha restituito la voce di una donna forte e libera quale lei era e resterà. Maria così vive ancora e non solo nel ricordo di noi familiari, dei suoi figli Vincenzo, Letizia e Federica. Lei vive nella storia di resistenza civile che la sua vita ha incarnato e che nessuna brutale violenza potrà cancellare. Il Teatro potrà sempre riportarla in vita». È quanto racconta Vincenzo Chindamo, fratello fratello di Maria. Imprenditrice, originaria di Laureana di Borrello, fu brutalmente uccisa dopo essere stata rapita il 6 maggio 2016 davanti all’ingresso della sua azienda agricola a Limbadi, nel Vibonese. Aveva 42 anni. 

La storia di Maria Chindamo, delle sue scelte libere e delle sue terre libere oggi gestite dal consorzio Goel approda al Piccolo Teatro di Milano. «Io parlo, io sono libera di parlare ancora». È Maria stessa a ritrovare la voce dopo il vano tentativo di metterla a tacere, di piegarla, di spegnere anche la sua memoria, negando la verità sulla sua morte. Lei, invece, ritorna alla vita su un palcoscenico. È il teatro a darle corpo e a renderla una donna che ancora parla. “Se dicessimo la verità – Ultimo capitolo” è lo spettacolo di Emanuela Giordano e Giulia Minoli, promosso nell'ambito del progetto nazionale "Il palcoscenico della legalità". Sarà in scena fino a oggi al Piccolo Teatro di Milano. Ad aprile tappe anche a Crotone (4 aprile) e a Roccella Ionica (6 aprile).

«Davvero molto emozionante “vedermi ancora dietro di lei”, come il fratello che ora come allora le stava accanto. È stato infatti scelto che anche io fossi interpretato e quindi presente sulla scena per incarnare il profondo legame familiare che mi univa a mia sorella Maria», prosegue il fratello Vincenzo, presente alla prima lo scorso 27 febbraio insieme a Vincenzo Linarello, presidente del consorzio Goel che ha in gestione l'azienda agricola di Maria.

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