Martina Farcomeni è una giovane e talentuosa organettista, ospite ai microfoni di Italo Palermo e Simona Tripodi, che sta rivoluzionando il panorama musicale, abbattendo le barriere della musica tradizionale e introducendo nuovi orizzonti per lo strumento. Classe 2000, Martina non è solo una grande appassionata di musica, ma una vera e propria innovatrice che sta trasformando l’organetto in un mezzo di espressione per generi musicali molto diversi dalla musica popolare. Non si accontenta di suonare la tarantella e le melodie tradizionali, ma vuole che il suo strumento racconti storie nuove, sperimentando e fondendo sonorità moderne e classiche.

Un organetto che va oltre la tradizione

Martina ha sempre avuto una passione profonda per la musica popolare, ma non si è fermata al "solito" repertorio. Sin da giovane, ha suonato la fisarmonica, il pianoforte, la lira e la chitarra, sviluppando una tecnica poliedrica che le permette di spaziare tra diversi stili musicali. Il suo obiettivo? Portare l’organetto, uno strumento tanto radicato nella tradizione, a un nuovo livello, capace di esprimere anche sonorità moderne e internazionali. «Non volevo essere vista solo come un’organettista tradizionale. La musica, per me, è un linguaggio universale che può esprimere emozioni in molti modi. Volevo allargare i confini, sperimentare, mescolare la tradizione con il nuovo», racconta Martina. La sua visione è chiara: l’organetto deve superare la sua etichetta di strumento folkloristico e diventare un protagonista di una musica universale.  «Fin da piccola, mi sono innamorata dell’organetto. Ma non volevo limitarmi alla musica tradizionale, volevo spingermi oltre, esplorare le infinite possibilità sonore che questo strumento può offrire». La sua passione per la musica l'ha portata a perfezionarsi in molti strumenti. Dopo aver studiato fisarmonica con maestri come Pedullà, Martina ha potuto confrontarsi con il mondo della musica classica, un’esperienza che ha arricchito notevolmente la sua interpretazione. «Voglio dimostrare che l’organetto non è solo per la musica tradizionale, ma può essere inserito in altri generi, come la musica classica o contemporanea».
Nonostante l’organetto sia più limitato rispetto alla fisarmonica, le sonorità che riesce a estrarre dallo strumento sono incredibilmente ricche, e il suo lavoro continuo di ricerca sonora dimostra la sua dedizione a spingersi oltre il confine della tradizione. Ma Martina non è solo una musicista, ma anche un’insegnante. Impartisce lezioni di organetto con l’intento di istruire le nuove generazioni su come l’arte del suonare questo strumento possa evolversi e crescere. Non solo tradizione, ma una vera e propria "evoluzione 2.0" dell'organetto, che si apre al futuro senza mai dimenticare le proprie radici

Il ruolo dell’organetto nel Conservatorio

Una delle grandi novità negli ultimi anni è l’inclusione della fisarmonica e dell’organetto nei programmi dei conservatori musicali italiani. Fino a poco tempo fa, infatti, questi strumenti non erano riconosciuti a pieno titolo all’interno delle istituzioni accademiche. Oggi, invece, esistono corsi di formazione specialistici, come quelli attivati a Vibo Valentia, che permettono agli studenti di intraprendere una carriera professionale nell’ambito della musica popolare, con una preparazione tecnica solida e approfondita. «Una delle cose che mi ha spinto a insegnare è proprio il fatto che fino a qualche anno fa, chi voleva suonare l’organetto doveva fare tutto da solo. Adesso, finalmente, ci sono corsi accademici e conservatori che offrono una preparazione più approfondita. Questo aiuterà a formare professionisti della musica popolare con una preparazione solida», afferma Martina.
Ma la sua curiosità non si ferma qui, difatti la giovane artista esplora costantemente nuove possibilità sonore, cercando di espandere i limiti dell’organetto attraverso la sperimentazione.

L’esperienza internazionale e la collaborazione con Mimmo Cavallaro

Negli ultimi anni, Martina ha calcato importanti palchi nazionali e internazionali, tra cui quello con Mimmo Cavallaro, un altro grande esponente della musica popolare. La sua esperienza con il maestro calabrese ha segnato una tappa fondamentale nella sua carriera, permettendole di esibirsi in tutto il mondo, da una tournée in Australia alla scena musicale europea. «Per me è stata un’esperienza incredibile, soprattutto in Australia, dove la nostra musica popolare viene apprezzata e celebrata dai tanti italiani che vivono all’estero», racconta Martina. Con Mimmo Cavallaro, la giovane organettista ha imparato a combinare tradizione e innovazione, portando la musica calabrese in una dimensione globale. «L’esperienza con Mimmo Cavallaro è stata fondamentale per me. Lavorare con lui mi ha permesso di approfondire la musica popolare calabrese, ma anche di portarla in contesti nuovi, dove la tradizione non è mai fine a se stessa, ma diventa punto di partenza per nuove sonorità».

L'Innovazione dell'organetto in una visione moderna e universale

È un aspetto che colpisce di Martina Farcomeni, il suo approccio alla musica. Non si tratta solo di suonare bene, ma di sentire la musica, di farla vivere attraverso il proprio strumento. Ogni sua esibizione è un'esplosione di energia, una fusione perfetta di tecnica e passione. «Quando suono, non mi preoccupo solo della tecnica. Mi interessa l’emozione che riesco a trasmettere. Voglio che chi mi ascolta non solo senta la musica, ma la viva con me. E credo che questo sia possibile solo se sono io la prima a sentire ciò che sto suonando», afferma Martina. Con la sua capacità di gestire l'intensità del suono grazie al mantice dell’organetto, Martina è in grado di evocare emozioni forti, e questo è ciò che la distingue. Come lei stessa spiega, la chiave per un’interpretazione autentica sta nella capacità di regolare il flusso del suono con il corpo e la mente, creando una musica che non è solo udita, ma vissuta.
Martina Farcomeni, dunque, non è solo un’artista del presente, ma una vera pioniera della musica del prossimo futuro. Con il suo approccio innovativo e la sua passione travolgente, è riuscita a portare l’organetto in una dimensione mai vista prima.