L'autore di Polistena ha scritto a quattro mani con Monica Zapelli “L’imperatore dei sogni” previsto come evento di chiusura della kermesse, ma all’ultimo momento una comunicazione della direttrice lo ha tagliato fuori
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Poche parole per dire che non se ne fa più nulla. Invito ritirato. “L’imperatore dei sogni”, il docufilm su Gianni Versace diretto da Mimmo Calopresti, girato in parte in Calabria, doveva essere l’evento di chiusura della Festa del cinema di Roma. Fino a ieri. Poi qualcosa è accaduto, qualcosa che ha spinto la direttrice del festival, Paola Malanga, a tirare una riga sull'evento già messo in calendario. «Come da comunicazione avvenuta per le vie brevi, riguardante la mancata partecipazione della famiglia Versace al titolo in oggetto, la Festa del cinema di Roma ritira l’invito al film precedentemente inviato». Questo il testo dell’email ricevuta da Calopresti. La classica doccia fredda.
Calopresti, insomma che è accaduto?
«È accaduto che il mio film era stato invitato ufficialmente alla 18esima edizione della Festa del cinema di Roma, e poi, all’improvviso, è stato cancellato. Così, con un colpo di spugna».
Che idea si è fatto?
«La famiglia Versace avrà fatto pressioni, evidentemente. Così leggo tra le righe della email che ha inviato la direttrice, nella parte in cui parla di un mancato coinvolgimento della famiglia nel progetto».
Come ha reagito quando ha letto la comunicazione?
«Ero senza parole. Non solo trovo assurda la richiesta di togliere un film da un programma, ma è ancora più grave la scelta di una direttrice di un festival di assecondare questa richiesta. Siamo al paradosso, è censura preventiva, una cosa del genere non s’è mai sentita».
Ma cosa ha raccontato in questo film da renderlo così scomodo?
«Assolutamente niente di scandaloso (ride ndr)! Ho mostrato il genio di Gianni, il rapporto straordinario con una madre che aveva capito che suo figlio era un talento raro. Questo ha raccontato. E poi la sua giovinezza, la sua sensibilità. Ci sono momenti di fiction alternati a filmati originali meravigliosi, girati dallo stesso artista a Bagnara».
Forse qualcuno s’è sentito messo da parte?
«Forse. O forse Gianni è una figura ancora molto ingombrante per suo fratello Santo. Certo è che sono passati venticinque anni dalla sua morte, venticinque sono tanti per elaborare tante cose, secondo me. Evidentemente non è così. Qualcuno dovrebbe fare i conti con la propria storia».
E adesso che farà?
«Il film prenderà la sua strada, com’è giusto. Non l’hanno voluto a Roma? Non mi interessa, io vado avanti, ci mancherebbe. Quello che è accaduto è una vergogna. Non si può escludere un film da un festival solo perché una famiglia non lo vuole. L'arte con il pregiudizio non c'entra un bel niente».