Il concerto

Invasioni, Carmen Consoli regina della notte cosentina: «Siamo figli di terre che ci fanno andare via ma non tornare»

La cantantessa siciliana ha condotto il pubblico bruzio in un viaggio nella sua terra etnea con brani storici del suo repertorio e l'omaggio a Battiato e Balestrieri

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di Alessia Principe
25 luglio 2024
07:05
Carmen Consoli
Carmen Consoli

La Sirena continua a stregare con i suoi echi i naviganti che si trovano a incrociare la sua rotta. Carmen Consoli, 'a padruna della scena, cumandera e generale, voce della Sicilia, del Sud, nel mondo, usa il palco come uno scoglio ventoso, una roccia vulcanica, imbraccia la chitarra e il pubblico non può che seguirla nell’incanto che solo lei riesce a creare.


In scena con la cantantessa, ieri sera, in una delle serate più attese del festival delle Invasioni di Cosenza, c’erano Gemino Calà ai flauti etnici, Valentina Ferraiuolo al tamburo a cornice e percussioni, Marco Siniscalco al basso e contrabbasso, Puccio Panettieri alla batteria, Adriano Murania al violino e chitarra acustica e Massimo Roccaforte alle chitarre e mandolino.

La cantautrice parla di Sicilia e Calabria, sorelle unite anche da un linguaggio sfumato che le salda nelle radici. «Essere qui a Cosenza, anzi, Cosengeles, è scoprirsi come a casa» dice con un sorriso. «Noi ne abbiamo passate tante, siamo figli di terre che ci fanno partire e non ci fanno tornare» aggiunge prima dell’omaggio alla sua musa Rosa Balestrieri.

Dal Vangelo secondo Carmen

E parte da una "ciaramella", simile alla calabra zampogna, il live, che attacca ai piedi del Rendano e porta lontanissimo per chi ha i piedi resistenti e occhi grandi. La Piccola Orchestra Popolare Siciliana della cantantessa, è il cuore battente della “Terra ca nun senti”, la grande narrazione in musica dell’isola della Trinacria, vangelo secondo Carmen, tour che attraverserà l’Oceano fino a New York, Los Angeles, passando per Montreal.

Un sentiero che l’artista sta tracciando da vent’anni, che parte e ritorna nella sua terra e, nel frattempo, fa il giro del mondo in un anello che non ha inizio e neppure fine, come certi circoli fatati che imprigionano i viandanti dimentichi del tempo e dello spazio.

Le radici a Palmi

Carmen Consoli parla della “luce” che ha portato nella sua vita suo figlio Carlo e ricorda spesso, tra un brano e l’altro, la sua nonna Carmelina, originaria di Palmi, arrivata a Catania dalla Calabria, fuggendo dalle macerie del terremoto di Messina.

Il suo live è immersivo, un’esperienza anche linguistica oltre che musicale. Brani come “A curuna” e “Buttana di to’ ma” di Rosa Balistreri, “Pirati a Palermu” di Ignazio Buttitta e “Stranizza d’Amuri” di Battiato e poi “Amore di plastica”, “In Bianco e nero”, la portentosa “A finestra”, “Confusa e felice”, “Maria Catena”, sono le trame di un ordito ricamato riccamente, un arazzo che come era usanza antica, riportava nella seta le scene di battaglie e banchetti, vittorie e sconfitte, comunque storie di popolo che vale la pena raccontare, tramandare, cantare.

Giornalista
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