“Il mio posto è qui” parte dal racconto di una nonna calabrese a una nipote. Un racconto diventato una storia, poi un romanzo, adesso un film. A dirigerlo è una coppia, anche nella vita, Daniela Porto e Cristiano Bortone, e si ispira al libro della Porto, edito da Sperling&Kupfer. L’opera nel suo tour di promozione, ha toccato anche la Calabria, cominciando da Gerace, dove il film è stato in parte girato, passando per Catanzaro e per il San Nicola di Cosenza.

Siamo nella Calabria rurale del 1946, anno di cambiamento per un’Italia che portava alle urne per la prima volte le donne. In un paesino della Locride, una donna viene promessa in sposa a un uomo più anziano. Lei ha un figlio, avuto da un fidanzato morto prematuramente, e la famiglia non vede l’ora di maritarla per lavare l’onta della vergogna di una madre senza marito. La sua amicizia con Lorenzo, “L’organizzatore di matrimoni”, omosessuale, cambierà tutto portandola a sfidare convenzioni patriarcali e ancestrali, pur di realizzare i propri sogni.

Parlando con i registi, il pensiero vola, naturalmente, allo straripante successo di Paola Cortellesi e del suo “C’è ancora domani”, ambientato come nella storia della Porto, in quel Dopoguerra che portò le donne a cominciare a credere in un’emancipazione che oggi, forse, non è ancora pienamente raggiunta. «Dobbiamo continuare a parlare di questi temi – ha detto Daniela Porto – specie in questi tempi difficili dove tante cose, come il diritto all’aborto, vengono messe in discussione. Bisogna tenere l’attenzione alta». «Il romanzo di Daniela era molto visivo – ha aggiunto Cristiano Bortone  – e il suo coinvolgimento nella sceneggiatura e nella regia, ha reso ancora più efficaci e forti le sue parole. Si dice spesso: “Il libro è meglio del film”, beh, in questo caso, sono entrambi ugualmente belli».