Intervista a Nicola Timpone che fa il punto sulla situazione della Settima Arte, sulle sale in stand by e sulla necessità di mandare al mondo un messaggio forte
Tutti gli articoli di Spettacolo
PHOTO
Nicola Timpone è il maître à penser di uno dei festival più ricercati d’Italia, il Marateale. Una vetrina internazionale che negli anni scorsi ha visto sfilare i volti più noti della Settima Arte: John Landis, Richard Gere, Sofia Loren, Paolo Sorrentino solo per citarne alcuni. Dalla splendida vista dell’hotel Santavenere di Maratea, quest’anno, dopo un’edizione 2020 in formato ridotto, il festival prepara il suo vestito più bello e il sorriso più splendente.
Timpone, già direttore per le relazioni esterne ed il marketing della Lucania Film Commission, è riuscito negli anni a mettere a segno un colpo dietro l’altro, come portare nella sua regione il set dell’ultimo James Bond.
A distanza di un anno l’Italia è ancora in emergenza, che edizione sarà quella del Marateale 2021?
«Stiamo lavorando a pieno regime per assicurare cinque giorni di grande spettacolo. Naturalmente, se la situazione dovesse precipitare, e parlo dal punto di vista sanitario, sono pronto con un piano di riserva. Mi auguro, però, che l’estate ci aiuti, c’è tanta voglia di ripartire, c’è tanta voglia di cinema».
Calendario in mano, quando si comincerà?
«Abbiamo già le date: il festival inizierà il 27 luglio per terminare il 31 luglio. Saranno giorni segnati da grandi novità: ci sarà un’orchestra che aprirà e chiuderà, con musica dal vivo, ogni serata. Su un maxischermo, montato sulla spiaggia di Fiumicello verranno proiettati i film, in stile Cannes, e in più, e ci tengo molto a questo progetto, lanceremo per la prima volta un concorso internazionale Green che toccherà i temi ambientali. Insomma c’è tanta carne al fuoco e voglia di tornare a respirare».
Quali stelle brilleranno sul red carpet?
«Ci saranno Rocco Papaleo, Luca Ward e Stefano Fresi, contiamo anche sulla presenza di Giancarlo Giannini e di Carlo Verdone che sta attendendo la riapertura dei cinema per il suo film; avremo come ospite il direttore di Rai Cinema, la direttrice di Rai Fiction, i direttori Venezia e Roma Alberto Barbera e Antonio Monda, soprattutto ritorneremo nel teatro sul mare dell’Hotel Santavenere, una delle location festivaliere più belle d’Italia».
Secondo lei i festival continueranno ad avere la stessa importanza che avevano prima della pandemia o accuseranno il colpo?
«Sicuramente chi, in questo particolare momento, si trova a organizzare i festival è in crisi. Dobbiamo dire le cose come stanno: un festival classico, con ospiti presenti, cerimonie dal vivo, è un’altra cosa rispetto a eventi in streaming che hanno meno appeal anche per gli sponsor».
Con l’online si rischia di perdere un po’ di glamour, di magia…
«È come dice lei: il cinema è magia e questa magia la puoi vivere solo dal vivo. Stesso discorso vale per i film che vanno visti in sala».
È giusto auspicare una riapertura dei cinema a breve o sarebbe meglio aspettare tempi migliori?
«Io credo che i cinema vadano riaperti, ma aprire, come si era vociferato, a fine mese e al 25% significa creare al settore un ulteriore danno economico. I botteghini finirebbero per incassare un quarto dei guadagni, e sarebbe un disastro. L’unico modo per uscire da questo incubo è velocizzare la somministrazione dei vaccini, solo così il Paese potrà rivedere la luce».
Che film vedremo l’anno prossimo, i set sono aperti?
«Fortunatamente, nonostante il momento difficile, si sta girando. Sono stato di recente sul set di Paolo Genovesi a Roma, in Basilicata sono in corso le riprese de “La notte più lunga dell’anno” con Ambra Angiolini e Alessandro Haber, a giugno è previsto in Basilicata l’arrivo di un’altra produzione. Una mano arriva anche dalle piattaforme streaming su cui poi molti film saranno caricati».
Possiamo dire che i colossi dell’online stanno salvando il cinema, prima della pandemia sala e tv si guardavano in cagnesco.
«Diciamo che in questa fase pandemica le piattaforme online stanno aiutando tantissimo il cinema. Quello che mi auguro è che questo anno “sabbatico”, chiamiamolo pure così, passi presto perché molte persone, anche psicologicamete, non riescono più a reggere questa situazione di sospensione. Penso che la suggestione del cinema possa aiutare a riprendere quella normalità che a tutti manca».
Il cinema, adesso, dovrebbe raccontare il Covid?
«Credo di sì e per due ragioni: tra qualche decennio sarà importante ascoltare la voce di chi ha vissuto un dramma di questa portata e lo ha raccontato e poi credo che il cinema possa anche invogliare a investire sulla ricerca, sui nostri giovani che sono sparsi nei centri d'eccellenza di tutto il mondo. Sarà grazie a loro se rivedremo la luce alla fine di questo incubo, ed è giusto che un’arte come il cinema veicoli anche questo messaggio».