Il Codex Purpureus Rossanensis, torna a casa. Patrimonio dell’Unesco, il prezioso Evangelario bizantino, a conclusione del sapiente restauro a cui è stato sottoposto, fa ritorno nella Diocesi di Rossano-Cariati e nella città di Rossano, nella cui cattedrale nel 1789 è stato ritrovato. Nelle sale del museo diocesano, completamente rinnovate e arricchite da un allestimento multimediale, dal 2 luglio il Codex troverà posto in una teca climatizzata che ne consentirà una monitoraggio continuo.


Tre anni di indagini e di analisi nei laboratori romani dell’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario ne hanno confermato il valore incommensurabile e l’origine orientale nel VI secolo.


Documento di straordinario interesse dal punto di vista sia biblico e religioso, artistico, paleografico e storico, il Codex Purpureus Rossanensis è un Evangeliario greco miniato, che, contiene l’intero Vangelo di Matteo, quasi tutto quello di Marco, del quale mancano solo i versetti 15-20, e una parte della lettera di Eusebio a Copiano sulla concordanza dei Vangeli.


Si tratta di un testo adespoto (se ne ignorano, infatti, gli autori) e mutilo, di cui rimangono, degli originari 400, 188 fogli di pergamena lavorata, tinta in colore purpureo. La grafia in cui è redatto è la maiuscola biblica o greca onciale, con termini in scriptio continua (senza separazione delle parole), privi di accenti, spiriti, segni di interpunzione, eccetto il punctum che segna il passaggio da un periodo all’altro.


Le miniature conservate nel Codice sono quattordici. Di esse, dodici raffigurano episodi della vita di Cristo, una riproduce il Canone della concordanza degli evangelisti, mentre l’ultima è un ritratto di Marco.