Prendi un giovane pianista, mettilo a fare un concerto al Rendano di Cosenza, dagli la possibilità di fare quello che vuole. Ne viene fuori una serata che è uno spettacolo: tra musica, ironia e cultura, in un approccio totalmente diverso al classico concerto. Finisce che il giovane maestro riesca quasi subito a conquistare il pubblico, fino a convincerlo a tenere gli occhi chiusi mentre lui suona un pezzo molto suggestivo e coinvolgente. Il pubblico si lascia trasportare in un viaggio in cui la  musica alimenta la fantasia e cancella ogni altra suggestione.

Mattia Salemme propone un viaggio tra musica arte e poesia, mentre lui, da grande affabulatore e intrattenitore qual è, conquista il pubblico colto e severo del Rendano. Il maestro simpaticissimo e dalla risata contagiosa, classe 1997 di Diamante. Inizia a suonare all’età di 8 anni la fisarmonica diatonica. Ma il suo vero amore per la musica glielo trasmette il pianoforte all’età di 11 anni. Quando lo scopre per la prima volta a casa di amici, decide di prendere lezioni.

Nel 2016 parte per Londra e suona nei locali più in di tutta la città, quali Soho, Hammersmith e Regent Street. Suona anche a Parigi nello splendido quartiere di Vitry Sur Seine. Promotore e formatore di Gruppi rock, duo jazz, popolar band. Al Conservatorio di Cosenza approfondisce gli studi pianistici, prima sotto la guida del maestro Antonio di Salvo, poi con il maestro Giuseppe Maiorca. Consegue il diploma nell’ottobre 2019 con il massimo dei voti, attualmente è diplomando per il secondo livello, specializzato in pianoforte.

Ha studiato con maestri nazionali e internazionali. Al Rendano ha proposto un percorso di musica, immagini sensazioni che attraversa l'opera del compositore francese Debussy. Nella sua opera, con i dodici preludi, ambienti e situazioni di vita quotidiana, egli cerca di dare un significato al tema della vita e della morte. Lo fa come se dipingesse il tutto su una tela, e il pianoforte è il suo pennello. Durante il concerto di Salemme, i “quadri" vengono raccontati nota per nota.

Mattia da subito aveva capito che la musica lo avrebbe rapito: «Già da molto piccolo ho capito che la musica era per me una calamita. Ho sperimentato molti generi musicali e ancora oggi continuo a farlo. Ho provato quasi tutte le sue "ricette" mischiandomi con quasi tutti i generi e contaminandomi oltre la classica».

Salemme studia più di 3 autori contemporaneamente. Entra nella loro vita, nei pensieri. Ad oggi non ha compositori preferiti, ma nutre simpatia (e molta!) per Beethoven, Debussy, Bach, Chopin, Gershwin e gli autori spagnoli Albeniz e Granados.

Sogna di fare il direttore d'orchestra: «La vedo una cosa più affine alla mia persona. Certo è un percorso lungo, ma amo talmente tanto quello che faccio che non mi spaventa. In più l'ambiente del teatro sta diventando per me come una droga». La musica colta, quella classica, nobile, ha bisogno di giovani. E questo Mattia lo ha capito benissimo: «I giovani musicisti hanno bisogno di fare, soprattutto. Di fare esperienza e di produrre. Ad oggi non ci sono molte idee per i giovani musicisti che vogliono esprimersi e suonare, lo fanno sempre gli stessi, quelli già bravi. Bisogna dare l'occasione a tutti e non fermarsi solo all'ambiente accademico. Naturalmente parlo di meritocrazia. Senza duro lavoro non si va da nessuna parte. Credo che qui in Calabria si possa fare».

Alla fine del concerto al Rendano, il giovane maestro è stato travolto da un lungo applauso: prova superata, e non era scontato. Entusiasta Luigia Pastore, una vita per la grande musica e il teatro, che con la sua Associazione culturale Polimnia, ha organizzato questo e altri importanti eventi per le prossime settimane. Infine un invito ai giovani che viene dall’impegno e dalla storia di Mattia Salemme: siate protagonisti voi, prima di tutto voi, della musica, della grande musica. Vi conquisterà per la vita.