Si è concluso con due voci femminili coinvolgenti il secondo fine settimana del Festival d’autunno, dal titolo “È tempo di Jazz”. Dopo i ritmi caraibici di Aymée Nuviola che venerdì ha travolto a suon di Timba il pubblico del Teatro Politeama, la serata di sabato è iniziata al San Giovanni con l’anteprima nazionale di “Chick Corea: a Spanish heart”, un omaggio al leggendario pianista scomparso pochi anni fa, originario proprio del Catanzarese, di Albi per la precisione. I dettagli sono contenuti in una nota stampa dei promotori. 

Come spiegato da Laura Sfilio, nel ruolo di narratrice e cantante, “Chick Corea: a Spanish heart”, coprodotto da Festival d’autunno insieme all’Amersfoort Jazz Festival e al Sicilia Jazz Fest, ha voluto proporre una nuova narrazione del grande pianista, portando in scena in un susseguirsi vorticoso che ha lasciato il pubblico senza fiato, le sue musiche e i suoi numerosi scritti, alternati a quelle appositamente composte per l’occasione da Salvatore Bonafede. I testi di Fabio Lannino hanno aperto e chiuso lo spettacolo sintetizzando in poche pennellate la figura di un grande artista che aveva ben salde le sue radici; tutti gli altri sono stati di Chick Corea, tratti da interviste o suoi scritti personali, selezionati affinché fosse lo stesso pianista a presentarsi e a delineare il rapporto del musicista con gli altri.

Ideato da Lannino insieme a Salvatore Bonafede, il racconto di “A Spanish heart “ è infatti partito dall’infanzia di Corea, passando per la riscoperta delle sue origini e dei suoi brani più significativi, cantati da Sfilio, come “Sicily”, nato dalla collaborazione con Pino Daniele, o ancora “Spain” con testo di Al Jearreau, “500 miles high” e “Sea Journey” scritte insieme a Neville Potter, o quelli prettamente strumentali come “Children’s songs”. In scaletta ci sono stati anche dei brani di Bonafede – “America” e “Italian ingegno” – e di Lannino – “Scherzo” e “Pat”.

Un concerto estremamente coinvolgente in sintesi, grazie al virtuosismo dei musicisti che con i loro assoli hanno davvero entusiasmato il pubblico, e grazie alla voce agile e potente di Laura Sfilio che ha reso possibile la trasformazione del San Giovanni in un jazz club. In scena insieme a Sfilio, a Salvatore Bonafede al pianoforte e Fabio Lannino al basso, c’erano anche Giuseppe Urso alla batteria, Germano Seggio alla chitarra, Alessandro Laura al sax, Tommaso Lannino al pianoforte. Nei suoi saluti, Fabio Lannino, con cui il Festival d’autunno aveva già collaborato in una passata edizione, ha voluto sottolineare l’importanza di una realtà come quella portata avanti da più di ventuno anni dal direttore artistico Antonietta Santacroce che l’ha anche ideata: «Ci sono così pochi festival simili in Italia, così diversificati nella proposta, di questa durata e che garantiscono una così alta qualità in ogni loro segmento», ha detto.

Il programma della giornata è proseguito con l’incontro con Maria Pia De Vito, Trilok Gurtu e Omar Sosa al Piccolo del Politeama: i tre grandi interpreti, incalzati dalle domande dei giornalisti Carmen Loiacono e Domenico Iozzo si sono raccontati a tutto tondo parlando di musica, cibo e vino, per loro strettamente collegati, offrendo elementi per comprendere meglio la genesi e le caratteristiche del concerto di lì a poco in scena. Alle ore 21 il fine settimana “È tempo di jazz” si è concluso con il loro grandioso progetto, “Mater”, un omaggio alle figure femminili intese come progenitrici di vita, guida e protezione per ognuno di noi.

Come spiegato nel corso dell’incontro, le donne hanno da sempre avuto un ruolo determinante in tutte le culture e l’obiettivo del progetto è proprio quello di esaltarne la figura nel momento di massima diffusione dei femminicidi che invece vogliono distruggerla. La vocalist napoletana Maria Pia De Vito, il leggendario percussionista indiano Trilok Gurtu, il pianista cubano Omar Sosa hanno divertito e si sono divertiti mettendo insieme le caratteristiche delle tradizioni che ognuno di loro rappresenta, in una fusione di jazz, world music e influenze etniche che spaziava dalla musica napoletana a quella indiana, a quella cubana e africana. Con in scaletta brani come “Starlings”, “Nel respiro”, “Scugnizzeide”, “Toridanzon” e la bellissima “Si ti virissi” (di Alfio Antico), la voce di De Vito si è spesso fusa attraverso vocalizzi e l’elettronica con gli strumenti musicali, creando un’atmosfera unica, raffinata e carica di sentimento, ma non solo: anche la sua magnifica collana, composta da dischi di ottone, si è trasformata in uno strumento a percussione. A dare dinamicità alla performance ci ha pensato Sosa, al pianoforte e alle tastiere, mentre Gurtu, ha saputo combinare ritmi complessi con melodie coinvolgenti.

«Il fine settimana del Festival dedicato al grande Jazz internazionale è stato caratterizzato da 3 grandi eventi simbolo di quelle “Connessioni” che danno il titolo all’edizione di quest’anno, un omaggio alla grande musica internazionale capace di creare ponti, di unire e celebrare la diversità attraverso il suo linguaggio universale», ha affermato il direttore Santacroce.

Il XXI Festival d’autunno - sostenuto da Regione Calabria/Calabria Straordinaria; Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia; Comune di Catanzaro, Fondazione Carical, oltre che da vari Enti privati –  è già al lavoro per i prossimi appuntamenti inclusi nella “Festa della danza”, il 19 ottobre: si comincerà con una lezione aperta in piazza Prefettura con i due coreografi internazionali Marco Laudani e Claudio Scalia, per proseguire, nel chiostro del complesso San Giovanni (appositamente trasformato da giochi di luce e laser in un contenitore futuribile), con la prima nazionale dello spettacolo di danza contemporanea “Plus ultra. Oltre il mito” a cura della compagnia Ocram.

A chiudere la giornata sarà in serata, al Teatro Politeama, il Balletto del Sud che porterà in scena il grandioso allestimento di “Gaîté Parisienne”, coprodotto dal Festival d’autunno per omaggiare il periodo d’oro parigino, quello della Belle Èpoque. Un grandioso show con sfrenati can-can, ritmate polke, mazurke e vorticosi walzer, tableaux vivant portati in scena da un ensemble di 22 ballerine e ballerini, chanteuse, attrici, ballerine e acrobati, che ricreeranno attraverso sontuosi costumi e splendide scenografie, ricreano la Parigi dei primi del Novecento, periodo dorato durante il quale era la capitale assoluta della cultura e della mondanità.