Intervista al cantautore calabrese che si esibirà martedì all'Arena Rendano per RestartLiveFest: «Sono emozionatissimo, non esibirmi live per due anni è stato troppo, l'oggi lo vivo come una liberazione»
Tutti gli articoli di Spettacolo
PHOTO
Il tour, la ripresa dei live, il contatto con il pubblico e poi una figlia e un album nuovo. Eman, è pronto a riprendere in mano il microfono e si esibirà a Cosenza il 27 luglio all’Arena Rendano per RestartLiveFest.
Eman, è l’estate dei ritorni.
«Sono emozionatissimo, non esibirmi live per due anni è stato troppo, l'oggi lo vivo come una liberazione. Cantare davanti al pubblico è l’unica cosa che dà senso a questo mestiere. Se non incontri gli altri tutto perde consistenza. Il concerto che mi aspetta a Cosenza sarà super carico, pieno dei brani più conosciuti con un po’ di sorprese».
Come hai vissuto questo esilio forzato?
«Malissimo ma intuivo che in quel momento era la cosa giusta da fare restare in casa e aspettare. Sta di fatto che gli artisti sono quelli ad aver pagato il prezzo più alto, non puoi fare musica o teatro senza un pubblico davanti».
Hai scritto durante il lockdown?
«Sì, certo, ma sai, scrivere durante una pausa da un tour, tra un album e l’altro è un conto, mettersi a scrivere quando sei costretto a restare in casa e non vedere nessuno, è tutta un’altra storia. Ho trascorso il periodo più difficile a Milano e ho anche preso il Covid, diciamo che non mi sono fatto mancare nulla, per fortuna, però avevo un bel po’ di vita messa da parte e questo mi ha aiutato nella fase creativa».
Il che vuol dire nuovo album in arrivo?
«Assolutamente sì, è già pronto».
Il primo si chiama “Amen”, il secondo “Eman”, che è anche l’anagramma del primo, e il terzo?
«Potrebbe essere “Name” a questo punto… a parte gli scherzi ancora non abbiamo deciso».
Che tocco musicale avrà?
«Ogni volta che si scrive un nuovo album si pensa sempre che si è arrivati al momento più giusto per fare un album più maturo, diciamo che è più “solido” non riesco a dirlo meglio di così».
Una definizione che ti infastidisce?
«Emergente. Se un musicista non finisce a cantare negli stadi o in radio sarà sempre un emergente, che poi che vuol dire? Niente».
Il panorama musicale calabrese ultimamente sta conoscendo una vera primavera, che rapporti hai con i tuoi colleghi di qui?
«Per puro caso non ci incontriamo mai, sono strafelice per Brunori e per Aiello anche perché finalmente quella storiella del calabrese che non ha successo, che non ha mercato, è tramontata. Dario Brunori e io questo adagio lo abbiamo subito per primi, dicevano: la Calabria non funziona, la Calabria non vende dischi, poi invece…».
Poi l’Italia compra i dischi, i vostri dischi.
«Se parti da Roma hai già un potenziale pubblico enorme, a Milano hai il mondo del mainstream che è già lì, qui è più complicato».
Il mondo della televisione ti ha mai tentato?
«Quando entrai in Sony mi proposero subito un talent e dissi di no, sono otto anni che ci provano e otto anni che declino».
Oggi che direbbe Emanuele a Eman?
«Gli direbbe vai al talent».
Ah, quindi un po’ di rimpianto c’è?
«Il punto è che Eman non gli sarebbe ascolto».
Che estate ti aspetta?
«Tra lo studio e il recupero delle date del tour annullato a causa del Covid, diciamo che stiamo cercando di incastrare tutto mettendo insieme i pezzi ed è complicato anche perché sono padre da tre mesi e il tempo è sempre pochissimo».
La paternità ispira sempre moltissimo gli artisti, specie i neo papà.
«Adriana Alma è la cosa più bella che mi potesse capitare, è un bel viaggio. È possibile che mi abbia già ispirato… Uno pensa sempre che fare l’artista non sia compatibile con il ruolo da genitore e invece poi capisci che fino a quel momento avevi evitato un’esperienza di una bellezza infinita. Sono un uomo innamorato, innamorato perso ed è splendido».