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Il ritratto intimo e avvincente di un giovane libico, cresciuto nel regime di Gheddafi, partito alla volta di New York e rientrato in patria per combattere al fianco dei rivoluzionari per la libertà. The Black Sheep è il documentario del calabrese Antonio Martino premiato al My Art Film Festival, nella serata finale della rassegna chiusa al cinema San Nicola di Cosenza con la partecipazione del presidente della Calabria Film Commission Giuseppe Citrigno.
Martino ha sbaragliato la concorrenza con una pellicola giunta dritta al cuore della giuria, presieduta da Gianfranco Pennoni, e raccontando il dramma interiore di Ausman: tre anni dopo rivoluzione, vede il paese precipitare nel caos ed è combattuto tra l’idea di abbandonare la Libia o di restare rischiando tutti i giorni la vita. Una storia intensa, complessa, eppure agevolmente percepita e metabolizzata dallo spettatore in sala.
Nella stessa categoria premio speciale della giuria per un altro prodotto italiano, Castro, di Paolo Civati. Le vicende libiche, ed in particolare la detenzione forzata nelle carceri del paese nordafricano, hanno ispirato anche un’altra opera, The Dead Sea, del britannico Stuart Gatt, primo premio nella categoria cortometraggi. Infine, il francese “Loza” di Jean-Sébastien Desbordes, ha vinto tra i documentari brevi. Nel complesso l'organizzazione ha operato una selezione tra oltre 150 lavori in concorso, provenienti da diversi paesi tra cui anche Marocco, Spagna, Iran ed Egitto. La manifestazione è a cura dell'associazione etnica multiculturale La Kasbah.
Salvatore Bruno