«A ben vedere entroterra è come dire zona interna poca esposta. Ogni posto del mondo ne ha uno. Anzi tutti quanti abbiamo un entroterra dell'anima, il posto di noi più custodito, meno esposto e non perché debole, ma perché sentimentale, emozionato, senza vizi, senza malizia, senza contaminazioni, senza sovrastrutture e quindi senza protezione. Fragile perché eternamente tenero, innamorato e sognatore, non filtrato da logiche di distruzione e profitto, non indurito da battaglie di usurpazione umana e territoriale. Ma come troppo spesso accade per il nostro entroterra geografico, anche da quello interiore ci si allontana. Dentro come fuori».

È l’incipit della riflessione sul valore fisico e spirituale dell’entroterra che l’attrice Annalisa Insardà, ospite e protagonista dell’evento di oggi, domenica 30 ottobre, a Caloveto e nella Sila Greca ha destinato attraverso l’associazione europea Otto Torri sullo Jonio a tutti gli organizzatori ed a quanti interpreteranno il ruolo e la missione di invasori energetici e pacifici, ma ciò non di meno destabilizzanti di luoghi che sono al tempo stesso geografici e dell’anima.

La forza catartica di Insardà dopo i ritratti alla liquiriza di Ydáñez

All’Insardà, artista magnetica a tutto tondo ed al tempo stesso militante di impegno e responsabilità sociale per la prevenzione (che come spesso testimonia le ha letteralmente salvato la vita), icona e protagonista distintiva al teatro, al cinema ed in tv (da ultimo nella miniserie Doc – Nelle tue mani di Giacomo Martelli e prossimamente nella serie Le indagini di Lolita Lobosco 2 di Luca Miniero), Otto Torri sullo Jonio ha chiesto di condividere, non a caso nella Festa Regionale dell’Entroterra, il suo famoso e penetrante monologo Fierezza e Vergogna; una provocazione intellettuale e carnale nella quale la stessa persona, l’attrice, quasi come morsa da un’inconscia tarantola, avverte intimamente e dichiara pubblicamente fierezza e vergogna per la propria terra, la propria identità, la propria storia e la propria gente, rendendosene conto e senza chiudere gli occhi. Dopo l’esperienza avviata questa estate con l’esposizione internazionale di Santiago Ydáñez nella Fabbrica Amarelli realizzata con l’Università di Malaga, per Otto Torri sarà un ulteriore vaccino pubblico ed artistico, una catarsicontro l’oicofobia.

Dalle ore 9.45 l’invasione pacifica della Sila greca

Dopo il benvenuto da parte del sindaco Umberto Mazza agli invasori (in partenza dalle ore 9,45a piedi, in bici o in auto-modo da Mandatoriccio) ed i saluti del dirigente dell’Istituto d’Istruzione Superiore Majorana di Corigliano-Rossano partner dell’evento, introdotta da Lenin Montesanto, direttore della storica Otto Torri, alle ore 13 l’artista reciterà simbolicamente dal balcone del Municipio di Caloveto, affacciato nella caratteristica Piazza Caduti del piccolo borgo.

L’accettazione delle origini, l’inizio del benessere interiore e non solo

«Andare lontano dal proprio sé – continua Annalisa Insardà – a volte è una necessità, per non vedere, per non sentire, per non subire. Ma tornare è un irrisolvibile bisogno. Tornare alla terra, alle origini, così come al fulcro della propria anima, è davvero un bisogno, quello che sveglia dal rumore molesto del vuoto, per tornare alla pienezza del silenzio, del raccoglimento. È il mio bisogno. Il bisogno di fare pace».

«Quello di odiare e maltrattare la propria terra – aggiunge l’artista in questo vero e proprio urlo contro l’oicofobia – è un esercizio di distacco che equivale ad autoinfliggersi punizioni e sentenze: è come odiare se stessi e non perdonarsi per dei peccati che non sono mai stati commessi. Disprezzare non è la strada. Neanche chiudere gli occhi lo è, ma capire le contraddizioni e lavorarci congiuntamente potrebbe essere il modo migliore per sentirsi meno soli e più popolo. Meno gli uni contro gli altri e più solidali. Meno uomini contro la terra per un maggiore senso di appartenenza. Siamo esseri senzienti ma anche istintivi. E l'istinto porta alle origini. E l'accettazione delle origini – conclude Annalisa Insardà – vissute secondo la propria personale elaborazione positiva, è l'inizio del benessere interiore, e non solo».

Invasione dedicata a Franco Cassano, autore del pensiero meridiano

«È questo andirivieni, questo andare-tornando e questo tornare-partendo, questo partire non per fuggire ma avendo confidenza con il nostos (ritorno), ma anche il suo contrario, l’essere altrove quando si è casa, questa, che è stata vista a lungo come una malattia, la possibile soluzione, questa grammatica doppia e antinomica del confine varcato, questo aver casa non nell’equilibrio ma nell’ossimoro (..)».

#bastaoicofobia, continua militanza otto torri per un #sudmeridiano

È al sociologo ed all’amico Franco Cassano, insuperato autore del Pensiero Meridiano dal quale è tratta la citazione, tra i docenti più amati nel nostro storico Euromed Meeting, la più grande Scuola Estiva in Management dell’Identità ma organizzata nel Sud Italia che dedichiamo – spiega Lenin Montesanto –questa nostra ennesima destituzione dell’ovvio, nel venticinquesimo anniversario del nostra militanza, in una terra ed in Sud Meridiano che hanno costante bisogno di riconciliarsi con se stessi e, senza più oicofobia, col proprio entroterra intimo e di popolo, geomorfologico e politico).