L’antipasto del 2025 Dario Brunori lo serve all’ombra di un grande albero, un albero di noci. Questo è il titolo della canzone che il cantautore cosentino porterà a Sanremo. Un brano sulla gioia e la rivoluzione, su una nuova vita che segna una striscia di confine tra un prima e un dopo. «La nascita più importante che mi riguarda è sicuramente quella di mia figlia Fiammetta che è stata un motore – ha detto l’artista in diretta Rai -. Una canzone che prende a pretesto quella gioia incredibile, ma parla anche della paura, dell’inquietudine che si prova in queste situazioni, in cui spesso ci si sente inadeguati. Quella linea sottile che separa l’essere genitori dal sentirsi ancora figli».

Da San Fili a Sanremo, il passo non è stato poi così breve, ma lungo e ponderato. Dario Brunori, accanto al nume tutelare Domenico Modugno, si inginocchia su IG per recitare la preghiera laica che ogni artista ripete come un mantra, con la stessa devozione di una vecchina che sgrani il rosario: volare nel blu del cielo ligure, tra le strade infiorate della città simbolo del canto italiano per eccellenza, perché lì una volta all’anno, si raccoglie tutto il mondo della musica del Belpaese, con incursioni di super ospiti stranieri che in passato hanno fatto storia o per brevità (Madonna fu congedata in fretta e furia da Raimondo Vianello), o per mitologiche presenze ancora oggi incastonate in quella Hall of Fame de noantri in salsa sanremese (su tutti ricordiamo che ci fu David Bowie e pure i Queen).

Brunori, agli albori, a Sanremo non sognava neanche di andarci. Dovevano passare quindici anni e cinque album prima di lasciarsi sedurre dall’idea di provarci. Nel 2019 il primo timido avvicinamento nella serata dei duetti insieme ai Zen Circus, nel 2025 tocca solo a lui, a loro, perché Brunori è una sas, (Simona Marrazzo, Dario Della Rossa, Massimo Palermo, Mirko Onofrio, Stefano Amato, Lucia Sagretti) un’accomandita semplice, rodata e unitissima.

Brunori ha raccontato in un’intervista come il suo prossimo album, in uscita a febbraio 2025, sia nato da un periodo di profonda riflessione. Dopo cinque dischi, l’artista si è trovato in una fase di stallo creativo, ma è riuscito a ritrovare l’ispirazione grazie alla collaborazione con Riccardo Sinigallia, che lo ha spinto a sperimentare nuove strade: «Quando cercavo di seguire schemi già consolidati, Riccardo mi fermava e mi guidava verso un approccio più autentico e innovativo».

Il progetto Brunori Sas prende forma nel 2009 con l’uscita del primo album, Vol. 1. Il nome richiama volutamente quello di una piccola impresa familiare e riflette il suo desiderio di raccontare storie semplici e quotidiane. Il disco, caratterizzato da arrangiamenti acustici e testi intimisti, viene accolto positivamente dalla critica. Canzoni come Guardia ’82 e Come stai parlano della provincia italiana con ironia e malinconia, conquistando un pubblico sempre più ampio.

Con Vol. 2 – Poveri Cristi (2011), Brunori approfondisce i temi dell’esistenza, raccontando personaggi che lottano con le difficoltà della vita. L’album consolida il suo stile, mescolando cantautorato classico a sonorità moderne. Nel 2014 arriva Vol. 3 – Il cammino di Santiago in taxi. Qui Brunori esplora il tema del viaggio, sia fisico che interiore. Le canzoni diventano più complesse, mostrando una maturità artistica crescente.

Il 2017 segna una svolta con l’album A casa tutto bene. Con brani come La verità e L’uomo nero, Brunori affronta tematiche sociali e politiche, senza perdere l’intimità che caratterizza il suo stile. L’album ottiene un enorme successo di pubblico e critica, vincendo il Premio Tenco e altri riconoscimenti prestigiosi.

Nel 2020 esce Cip!, un lavoro che segna la piena maturità di Brunori come autore e compositore. Il disco, con pezzi come Al di là dell’amore e Per due che come noi, esplora l’amore, la natura e la fragilità umana. Ancora una volta, Brunori riesce a connettersi con il pubblico grazie alla sua capacità di trasformare l’ordinario in poesia aspettando Sanremo per volare ancora più in alto.