Spopolamento, calo demografico, pendolarismo lavorativo e un centro abbandonato e nel degrado. Così si presentava Belmonte, paesino nel cosentino di 2500 cittadini, piccola e antica realtà arroccata su uno sperone roccioso a pochi chilometri dal Tirreno.

 

Ed ecco che arriva la geniale idea di due fratelli: prima soli, poi con altri amici cominciano a comprare un paio di case semidiroccate, le ristrutturano secondo le migliori pratiche di bioedilizia, per cercare di far ritornare un turismo ormai lontano nella città. Il progetto cresce, altri cittadini lo sostengono. Alcuni proprietari delle case del borgo le mettono a disposizione per gli affitti in modo da vederle ristrutturare, altri le cedono. Il borgo rinasce a nuova vita.

 

Oggi il paesaggio è da cartolina: muri colorati, scalinate che portano su e giù in una sorta di labirinto, vasi di fiori, lampioni dalle luci calde, terrazze sui tetti, giardini, tutto perfettamente ristrutturato e accessibile tramite un paio di parcheggi, alle due estremità (dentro ci si muove solo a piedi) di una piazzetta che funge da baricentro e dove si trovano un luogo di ritrovo e un bar-trattoria vocata a una cucina tradizionale che è essa stessa patrimonio culturale di questa gente che ancora sa vivere nel benessere, forse quello vero, fatto di rapporti umani, tempi adeguati, qualità.

 

Il progetto di albergo diffuso 'Ecovacanze belmonte' prende piede portando nel borgo e nel paese decine di turisti per ogni stagione dell'anno. La collocazione in collina ma sopra il mare rende infatti Belmonte ideale sia nelle mezze stagioni sia in estate.