Dopo l’ordinanza provocatoria dei giorni scorsi, il primo cittadino è intervenuto durante la striscia d’informazione quotidiana Dentro La Notizia. In studio anche il segretario provinciale di Uil Cosenza Cretella: «Sistema sanitario in stato comatoso da anni»
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L’emergenza sanità in Calabria continua a tenere banco e nei primi giorni del 2025 alcuni episodi lo confermano. Uno su tutti quello riguardante il decesso di 48enne di San Giovanni in Fiore, in ambulanza, mentre veniva trasportato a Cosenza dopo aver trascorso alcune ore al Pronto soccorso dell'ospedale cittadino.
Poi, con certezza, a far discutere dell’efficienza dei servizi ci ha pensato il sindaco di Belcastro, Antonio Torchia, che nei giorni scorsi ha firmato un'ordinanza indirizzata ai suoi concittadini in cui, in poche parole, afferma che nel borgo presilano del Catanzarese è “vietato ammalarsi” perché la guardia medica è chiusa un giorno sì e l’altro pure per carenza di medici e arrivare ai presidi sanitari è una corsa contro il tempo. Una via di mezzo tra denuncia e provocazione, che ha suscitato scalpore in Calabria e non solo, che nasce «dalla disperazione di un comune marginale di 1300 anime abitato per oltre il 50% da ultrasessantenni, persone che necessitano di assistenza sanitaria. Per arrivare a Catanzaro ci vuole un’ora, se una persona ha un infarto può dirsi spacciata».
Il primo cittadino, intervenuto durante la striscia d’informazione quotidiana di LaC Tv Dentro La Notizia, poi continua entrando nel dettaglio: «È dal mese di giugno che i vertici dell’Asp di Catanzaro rimandano in merito alla postazione di Guardia medica che è aperta a singhiozzo, sono di più i giorni di chiusura che quelli di apertura. I nostri piccoli borghi stanno subendo uno spopolamento impressionate se non riusciamo a garantire questi servizi sarà sempre peggio».
«Al momento non abbiamo avuto nessuna risposta, forse non hanno modo di rispondere. La guardia medica lavora 102 ore settimanali, i medici vengono pagati a contratto con un costo di 22.5 euro all’ora. In totale sono 108mila euro annui». Tira le somme Torchia che poi dà una notizia che lascia (quasi) basiti: «Questa mattina ho ricevuto 3 pec da medici della Regione Piemonte e Lombardia che sarebbero disposti a venire in Calabria per coprire completamente i turni».
Per il primo cittadino di Belcastro «invece di trovare medici cubani» la soluzione potrebbe essere quella di dare «deroga e mandato ai Comuni trasferendo i fondi (che non sono regionali), con 100mila euro l’anno diventiamo autonomi per gestire la guardia medica. Come lo facciamo per rifiuti, acqua e altri servizi».
Poi lo sfogo: «Quando trovano la guardia medica chiusa chiamano me. Noi nei piccoli borghi rappresentiamo lo Stato. Abbiamo avuto 6mila turisti il 29 dicembre per una manifestazione, con la guardia medica chiusa. Come faccio io da solo a garantire la sicurezza sanitaria?».
Torchia ha inoltre affermato che se non riceverà risposte si recherà alla Procura della Repubblica: «Guarda caso le chiusure si hanno sempre nei festivi e nei prefestivi. Qui si parla di vite umane, la vita non ha un costo. Sto attendendo che arrivi la prossima comunicazione di chiusura della postazione di guardia medica, subito dopo andrò a denunciare».
Cretella (Uil): «Sistema sanitario in stato comatoso da anni»
«Non sono fatti di cronaca isolati, sono la conseguenza di un sistema che da anni denunciamo. Rivendichiamo con forza un ritorno di investimenti in una sanità che è in stato comatoso. Le risorse messe in più nella legge di Bilancio non bastano neanche per coprire l’aumento dei costi del servizio, non ci sono le risorse neanche per pagare i medici e ovvio che ci sia carenza di organico». Ha affermato Paolo Cretella, segretario provinciale di Uil Cosenza, ospite in studio durante la puntata di Dentro la Notizia.
«Ci sono 130 milioni di euro che oggi sono al palo per le note Case di comunità. Serve una rete territoriale che sia in grado di affrontare le emergenze – ha continuato Cretella -. Bisogna investire sugli ospedali periferici, intervenendo anche per quanto riguarda la logistica. Una soluzione potrebbe essere quella che propone il sindaco perché, parliamoci chiaro, non si trovano medici perché non ci sono risorse».
Cretella poi conclude: «Perché un medico dovrebbe scegliere un ospedale di periferia quando in queste strutture, in molti casi, non ci sono neanche le attrezzature necessarie per la diagnostica. È inutile girarci intorno, implementando gli ospedali periferici si riuscirà a creare una buona rete territoriale evitando così di congestionare i presidi cittadini».