La sanità in Calabria è sempre più un paradosso. Mentre il Consiglio regionale decide di prorogare per altri 24 mesi le graduatorie delle aziende ospedaliere e sanitarie per aumentare l’assunzione di personale, l’Asp di Vibo manda a casa 72 fra infermieri e Oss. È evidente quindi che la carenza di organico sanitario non è omogenea in tutta la regione. Questo spiega il perché nell’Azienda sanitaria di Reggio Calabria si è assunto molto, mentre invece nell’Azienda ospedaliera di Cosenza molto poco.

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Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro e tornare ai tempi bui della pandemia, tempi che hanno richiesto uno sforzo enorme del personale sanitario definito da molti eroico. Fu allora che il Governo, appena il Paese uscì dal Covid, emanò un decreto milleproroghe in cui sanciva per i lavoratori del comparto sanità il diritto ad avere la stabilizzazione dopo 18 mesi di servizio anziché 38. Non si tratta però di un meccanismo automatico. Il personale per essere assunto deve rientrare nel piano di fabbisogno del personale che ogni azienda stabilisce. Questo piano, poi, va inviato alla Regione che lo deve approvare e destinare alle aziende il budget necessario per coprire i costi.

Proprio quello che non è successo all’Asp di Vibo. Come si legge da una sintetica nota del dirigente del settore I del Dipartimento Salute, Angelo Vittorio Sestito, a Vibo c’è un esubero di personale. Il motivo sta nella bassa produttività dell’azienda, recentemente sciolta per infiltrazioni mafiose, che non giustificherebbe l’attuale dotazione di personale per cui questi precari risulterebbero in esubero. Il fabbisogno di personale, difatti, si calcola tenendo fermi come parametri il numero di posti letto e il numero di prestazioni. Evidentemente il personale in forza a Vibo era fuori misura rispetto ai parametri. I sindacati dicono che non c’è solo Vibo Valentia in questa situazione, ma in Calabria sono molti i precari, era Covid, ancora in attesa di una stabilizzazione. Ci sono diversi Oss, ad esempio, a Cosenza che aspettano la stabilizzazione, ma anche altre figure su Catanzaro.

Ma a Vibo, però, c’è un’altra circostanza singolare. Continua a leggere su Il Vibonese