Non ha ancora trovato applicazione la legge regionale approvata nel maggio scorso di revisione delle tariffe per il rimborso delle spese di trasporto per i pazienti dializzati. All'insediamento del tavolo tecnico, che ha definito le modalità di attuazione nelle aziende sanitarie calabresi, non ha ancora fatto seguito l'adozione di un dca da parte del commissario ad acta.

Pazienti senza soldi per fare la dialisi

A denunciarlo il direttivo di Aned Calabria, riunito ieri a Catanzaro, che attraverso il segretario regionale Maria Larosa ha sollecitato la Regione. «Ogni dializzato calabrese dovrebbe essere tutelato. Ciascuna azienda dovrebbe garantire il trasporto dal domicilio all'ospedale - ha chiarito -. Ricevo quotidianamente telefonate di pazienti che non hanno centesimo per andare a fare la dialisi, una situazione aggravata dal rincaro dei carburanti. Spero che al più presto venga adottato questo dca e che si risolva questo problema che affligge i dializzati». 

Deospedalizzazione

Ma non è l'unica criticità denunciata. A preoccupare vi è anche, ad esempio, la scarsa diffusione del trattamento peritoneale che eviterebbe l'ospedalizzazione con un minimo di formazione e informazione nei centri dialisi. «Chi si sottopone all'emodialisi deve andare per due volte a settimane in ospedale mentre la peritoneale può essere svolta direttamente a domicilio» ha chiarito la segretaria regionale evidenziando alcuni dati. Nell'area nord della Calabria questo trattamento viene eseguito su 41 dializzati su 604 (6,8%); nell'area centro in 88 pazienti su 543 (16,1%) e nell'area sud su 159 pazienti su 1.493 (10,6%).


Fuori regione per accesso vascolare

«Chiediamo che nei centri di nefrologia sia più applicata - ha aggiunto - e venga consigliata per evitare che il paziente sia costretto a recarsi in ospedale. Questa cura è la migliore anche per chi dovrà affrontare un trapianto». E, infine, l'appello per la creazione dei team di accesso vascolare: «Senza accesso vascolare il paziente dializzato non può fare il trattamento dialitico. Da diverso tempo abbiamo presentato questo progetto e speriamo che vanga attuato. Siamo stanchi di sentire di pazienti costretti ad andare fuori regione per eseguire una fistola arteriovenosa, ed attendere mesi a causa dell'indisponibilità di sale chirurgiche. Non è più accettabile».