La manager durante un Consiglio comunale aperto sulla sanità nella Città dello Stretto rilancia: «Di questa Azienda sanitaria se ne sono approfittati tutti»
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«Abbiamo fatto un gran lavoro sul pagamento dei fornitori. Può sembrare una cosa inutile, ma non è così, perché la gran parte dei problemi di questa azienda, perlomeno per come io sono riuscita a capirlo, dipendono dal fatto che non pagando si va a decreti ingiuntivi, si va a cessioni, ed inizia tutto un giro, un dramma, attraverso il quale l’azienda si è trovata sempre peggio. Ora riuscire, noi, a portare tra il 2022 e il 2023 l’azienda a pagare non entro i 60 giorni previsti dalla norma ma prima, ci fa onore, e ci fa capire che stiamo cercando di evitare quello che c’è stato nel passato».
Una premessa, lunga, che fa parte di una più lunga premessa servita a Lucia Di Furia per illustrare in grandi linee, davanti al Senato della città riunito in seduta aperta sul tema della sanità, il proprio operato alla guida dell’Asp di Reggio Calabria. Ma una premessa che serve al Direttore generale anche per allontanare i fantasmi di una inchiesta – quella della Procura di Milano e della Guardia di finanza sui crediti facili delle aziende sanitarie provinciali di Cosenza, Reggio e Crotone – che ipotizza un vero e proprio sistema collaudato per svuotare le casse delle Asp.
«Nel frattempo – ha argomentato Di Furia a Palazzo San Giorgio – arriva la famosa circolarizzazione. Si è parlato di sciacallaggio, si, gli sciacalli ci sono stati nel corso degli anni, perché tutti si sono approfittati di questa azienda e prendere il coraggio, credetemi che non è una cosa semplice, di firmare le transazioni con i fornitori, è un coraggio che ho svolto perché abbiamo costruito anche una squadra di professionisti di cui ho piena fiducia, e che stanno portando a casa determinate situazioni».
Naturalmente il riferimento è alle migliaia di accordi transattivi da cui dipendono le sorti finanziarie dell’Asp. «Solo con l’accordo - peraltro le mie delibere sono tutte pubblicate perché il mio punto principale è stato la trasparenza - BFF non ha preso di interessi, in un anno, avendo chiuso la transazione, 4 milioni e rotti. Sono soldi dei cittadini».
Insomma prima pubblicando sull’albo pretorio dell’Asp tutte le delibere riguardanti i rapporti con BFF banking group, e poi parlandone in pubblico durante una seduta aperta di Consiglio comunale, dove recitava non certo la parte della “benvenuta” - viste le contestazioni circa il taglio orizzontale delle guardie mediche che riguarda addirittura la metà dei presidi esistenti, alla chiusura dei poliambulatori e dei laboratori di analisi pubblici, ma anche alla lunga ed intricata vicenda delle strutture psichiatriche – Di Furia ha sfidato a viso aperto l’opinione pubblica con orgoglio e fermezza nel ritenersi soddisfatta di quanto fin qui fatto.
A margine del Consiglio proprio il Direttore generale ha spiegato in cosa è consistita l’operazione che ha fatto risparmiare alcuni milioni all’Azienda sanitaria.
«Intanto noi abbiamo fatto un atto, ripeto, pubblico, trasparente, che si può tirare giù dal nostro sito e abbiamo fatto un accordo molto utile per l'azienda. Prima di tutto abbiamo interrotto con l’accordo il correre delle richieste dei profitti e poi siamo riusciti ad ottenere un buono sconto dalla Bff»
«Il nostro accordo – ha proseguito Di Furia - prevede tutta una serie di situazioni di manleva, Cosa vuol dire? Che siccome spesso ci sono all'interno del cessionario anche decreti ingiuntivi che vengono a maturazione, laddove questo arrivasse la BFF ci manleva da qualunque responsabilità. Abbiamo trovato delle fatture già pagate, certo, e d'accordo con la BFF andiamo man mano scorporando, perché questo è l'accordo che ci siamo dati. La mole delle fatture è oltre 12mila, quindi…»