Secondo l’Ordine dei medici di Catanzaro in tanti scelgono di trasferirsi in altre regioni attirati da stipendi più alti, meno stress e contratti allettanti: «Se resti fai la guardia medica per anni». C’è chi poi chi fa il grande salto verso l’estero: «Un altro mondo rispetto all’Italia»
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Non ha fretta di tornare chi, dopo aver ingoiato per anni frustrazioni e insoddisfazioni, ha finalmente trovato l’approdo che cercava. C’è addirittura chi non ci pensa minimamente a rimetter piede in Calabria, ormai da tempo riparato nella comfort zone di un lavoro ben retribuito per quattro giorni a settimana.
Partenze
«Almeno una decina all’anno si trasferiscono verso altre regioni d’Italia» ci spiegano all’Ordine dei Medici di Catanzaro ma si tratta di cifre assai lacunose. Chi, infatti, sceglie di mantenere in Calabria il domicilio o la residenza non è obbligato alla cancellazione dall’ordine.
Da sud a nord
Mantenerne traccia diventa difficile ma il moto che da sud porta a nord è innegabile. «Pure verso l’estero, ma non in numeri così elevati» confermano da via Settembrini, anche in questo caso un bilancio esaustivo è impossibile perché chi si iscrive all’Aire può mantenere il doppio domicilio o la residenza. «In quattro o cinque anni circa una decina si sono cancellati dal nostro ordine per iscriversi a quello dello stato estero» precisano.
Via dall'Italia
Le mete preferite sono la Francia, il Belgio, la Svizzera, la Spagna, gli Stati Uniti, la Germania e l’Inghilterra: «Qui ce ne sono andati parecchi» aggiungono. Per ora nessuno ha lasciato gli ormeggi alla volta dei Paesi Arabi, almeno tra quelli tracciabili. «Al di fuori della comunità europea viene richiesto un certificato di buona condotta rilasciato dall’ordine di appartenenza, finora per quelle mete non ne abbiamo compilati. Per gli Stati Uniti, invece, sì» ci spiegano.
Via dalla Calabria
Decisamente più copiosa l’emorragia verso altre regioni d’Italia: circa duecento quelli che hanno scelto anche di cambiare residenza. Tra i nuovi iscritti all'ordine le motivazioni del trasferimento possono anche essere riconducibili alla sede della scuola di specializzazione in cui si è stati accettati. Ma per linee generali, chi lascia la Calabria lo fa perché altrove trova più facilmente impiego e all’estero per una migliore retribuzione.
In Piemonte
Tra le mete nazionali preferite vi è il Lazio, la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Veneto «e ultimamente anche il Trentino Alto Adige» chiariscono. Freddi numeri che trovano però riscontro nelle storie di chi, lontano dalla Calabria, è riuscito a trovare la realizzazione professionale a lungo inseguita. Tatiana Cerra, 32 anni, è partita da Decollatura lo scorso gennaio in direzione Piemonte.
Il sogno di diventare medico
La sua aspirazione era quella di diventare medico di base, frustrata in Calabria per cinque lunghi anni. Dal 2017 al 2022 ha svolto attività nelle guardie mediche: «Mi ero stancata di fare i notturni e i festivi. Inoltre, nelle sedi in cui ho preso servizio c'erano pochi accessi e, quindi, la professione era poco praticata» ci racconta al telefono da Mappano, in provincia di Torino, dove ha immediatamente preso servizio in uno studio medico.
Settantesima in Calabria
«Qui mi trovo bene, si lavora molto su appuntamento. Anche gli anziani inviano email per avere le ricette mediche» ci spiega con stupore. Nella graduatoria regionale era 70°, in Piemonte 7°: «Avevo fatto domande anche in altre regioni, avevo preso in considerazione l’Emilia Romagna e la Toscana».
L'attesa infinita
«Qui in Piemonte mi hanno chiamato subito perché evidentemente c’è una maggiore carenza di medici. Assumono anche chi sta ancora svolgendo il corso di medicina generale ma ovviamente con un numero di pazienti ridotto. In Calabria, invece, si continua a fare guardia medica. Di recente, ho saputo di una mia collega che è riuscita a prendere il posto ma in una età ormai avanzata, in Piemonte io ho preso il posto di una della stessa età, andata in pensione».
Il sogno del concorso in ospedale
E se gli si chiede se pensa di tornare in Calabria, risponde: «Forse, tra due o tre anni ma dovrei attendere i prossimi pensionamenti». Valuta un ritorno, tuttavia, ancora incerto anche S.I., 30 anni, gli ultimi quattro trascorsi a Volterra, in provincia di Pisa. Lei è partita dalla provincia di Vibo Valentia nel 2019, dopo aver cercato in lungo e in largo un impiego da infermiera.
Tornare in Calabria?
Laureata a Catanzaro in Scienze infermieristiche, per tre anni ha prestato servizio in cliniche private ma sognava il concorso in ospedale. «Non ne uscivano» racconta. «Addirittura alcuni sono stati annullati, ad un altro non sono riuscita a partecipare. In Toscana sono stata assunta tramite avviso prima a tempo determinato e subito dopo a tempo indeterminato. Tornare in Calabria? Non ne sento la necessità per ora, qui mi sono ambientata. Ho partecipato ad una domanda di mobilità per Vibo, vediamo cosa ne esce fuori».
Calabresi all'estero
Ha reciso ogni legame con la sua terra, invece, Francesco Marzolo. «Assolutamente no» risponde alla domanda se prima o poi tornerà in Italia: «È un paese morto e con una idea della professione infermieristica degradante» ci spiega. Nato a Tropea, otto anni fa è partito per l’Inghilterra e non è più tornato: «Sinceramente mi trovo benissimo» ci racconta al telefono da Chesterfield.
Il lavoro che non c'è
Laureato in Biologia, per 25 anni informatore medico scientifico. Dopo aver perso il lavoro ha conseguito la seconda laurea in Scienze infermieristiche a Catanzaro ma senza trovare impiego: né in Calabria, né in Italia, né in altri paesi europei. «Ho provato in Svizzera, in Francia e in Germania ma qui non assumono al di sopra dei 50 anni».
Quattro giorni a settimana
Francesco a 53 anni non ha mollato ed è partito per l’Inghilterra: «Onestamente, non so quale sia la paga di un infermiere in Italia, qui si guadagnano anche 3.300 pound con quattro turni settimanali». Gli altri tre giorni liberi: «Qui si viene apprezzati per quello che si è, per quello che si fa e per le proprie competenze. La qualità della vita è buona ed è una città a misura d’uomo».
Gli amici degli amici
«In Italia e in Calabria devi ancora stare dietro agli amici degli amici. Io in un pomeriggio - racconta Francesco - ho fatto il colloquio con una compagnia inglese, dopo mi hanno mandato il contratto per email che ho firmato». In un attimo, dopo lunghe ricerche senza riscontro Adesso lavora per una clinica privata, come infermiere. «In Inghilterra sono molti i calabresi, medici e infermieri - ci spiega - ma la maggior parte conta di restare qua».