Si starebbe valutando un'estensione dei termini in linea con la norma che fissa il termine massimo per la dichiarazione dei crediti al 31 dicembre 2022
Tutti gli articoli di Sanità
PHOTO
Tecnicamente non è una nuova proroga ma solo un modo per uniformare la procedura di circolarizzazione del debito sanitario calabrese ai dettami della norma di riferimento; l’emendamento approvato lo scorso anno nel pacchetto fiscale (dl 146/2021) con il quale il Governo forniva alla Calabria gli strumenti per quantificare e finalmente accertare il debito accumulato dalle aziende sanitarie e ospedaliere nei confronti dei suoi fornitori.
Scade la proroga
Scade oggi infatti la proroga di 15 giorni disposta dal dipartimento Tutela della Salute per consentire a chiunque abbia intrattenuto rapporti commerciali con gli enti del servizio sanitario calabrese di dichiarare i crediti vantati e consentire così l’incrocio dei dati e una prima quantificazione della massa debitoria. Tuttavia, la norma di riferimento (dl 146/2021) fissa al 31 dicembre 2022 il termine ultimo per fornire una risposta e, quindi, inoltrare istanza prima di veder definitivamente cancellato il proprio credito.
Estensione
Così al dipartimento si starebbe valutando una estensione a quella data la validità delle istanze, per ora limitata al 24 di novembre. Una modifica che ha però un secondo vantaggio. Sono circa mille le risposte finora giunte in Cittadella da parte dei fornitori al fine di dichiarare i crediti vantati su 14mila pec inoltrate dal dipartimento. Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, nei giorni scorsi interpellato sul punto ha chiarito che non si tratta affatto di scarsa adesione: «Ci sono fornitori iscritti nei bilanci delle aziende come debitori che hanno comunicato alla piattaforma di non aver alcun credito – ha precisato - perché la ricognizione la stiamo eseguendo con il supporto della Guardia di Finanza. Forse in molti hanno capito che in Calabria è passato il tempo in cui anche chi non doveva avere nulla dal sistema sanitario chiedeva di essere pagato».
Pochi crediti?
Insomma, le ragioni delle poche istanze finora pervenute da parte dei creditori (in rapporto alle pec inviate: 14mila) potrebbero risiedere nello scarso numero di fatture ancora pendenti. Probabilmente, molte di meno di quanto inizialmente ipotizzato. Anche se per ora la procedura di circolarizzazione avviata si riferisce – secondo quanto contenuto nella norma – a tutti i crediti maturati fino al 2020 e, quindi, circoscritta al «debito iscritto fino al 31 dicembre 2020».
Il business dei factoring
Vi è poi da considerare l’impatto del fenomeno della cessione dei crediti. È prassi comune che - proprio in ragione dei lunghi tempi di pagamento – i fornitori cedano quasi immediatamente i crediti vantati nei confronti delle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi ai factoring. Società di cartolarizzazione appositamente deputate alla riscossione che in molti casi lucrano sulla dilatazione dei tempi di pagamento per via della maturazione degli interessi moratori.
Il 60% del debito
Un vero e proprio business che in Calabria è finito anche al centro di alcune indagini messe a segno dalla Guardia di Finanza e poi confluite in atti di citazione in giudizio da parte della Procura regionale della Corte dei Conti. In ogni caso, secondo una prima stima i circa mille fornitori che finora hanno dichiarato i propri crediti rappresenterebbero il 60% del debito totale.