L’allarme dell’ex commissario Santo Gioffrè nel corso di un incontro nel Cosentino. E Scarpelli di Rifondazione Comunista richiama i medici alla responsabilità: «Usano la salute pubblica come un bancomat»
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Il Sistema sanitario nazionale sta morendo, con rischi enormi per la salute della collettività. Santo Gioffrè, medico, scrittore, già commissario dell’Asp di Reggio Calabria, tra i primi a scoperchiare lo scandalo della contabilità creativa dell’ente e delle fatture pagate due volte, mette in guardia sulle conseguenze del costante arretramento del servizio pubblico nel corso di un dibattito promosso a nella biblioteca comunale Don Luigi Magnelli di Lappano, nella Presila cosentina, promossa dal Circolo di Cultura Tommaso Cornelio, al quale sono intervenuti Franco Petramala, dirigente della sanità cosentina negli anni Novanta, e Pino Scarpelli, dirigente di Rifondazione Comunista. Come la sanità pubblica diventa un affare privato, il titolo dell’iniziativa moderata da Giorgio Marcello, decente dell’Università della Calabria.
Cittadini inconsapevoli
«Già oggi il servizio sanitario regionale non riesce più a garantire l'assistenza alla gran parte delle popolazioni – ha detto Santo Gioffrè –. E delle drammatiche conseguenze i cittadini non hanno ancora piena consapevolezza. La sanità diventerà presto un bene di consumo. Potrà permettersela solo chi ha i soldi. Si tratta di una deriva devastante che distruggerà la società calabrese. In mancanza dei servizi sanitari di prossimità, infatti, proseguirà in maniera ancora più marcata l’abbandono dei piccoli borghi. Così perderemo pure l’identità».
Sanità depredata
Almeno dieci miliardi di euro il furto perpetrato ai danni delle casse della sanità calabrese, secondo Santo Gioffrè, dal sistema dei doppi pagamenti andati avanti «a partire almeno dal 2005 – dice il medico prestato alla politica –. Si è rubato a mani basse ed il buco nei conti che ne è derivato ha fatto scattare il piano di rientro e con esso, la desertificazione. Perché si sono chiusi gli ospedali e bloccate le assunzioni. Assurdo che dopo 15 anni la Calabria ancora non riesca a venire fuori dalla gestione straordinaria. Occhiuto? Lancia messaggi distorti – ha concluso Gioffrè –. La sanità calabrese sopravvive ancora grazie all’impiego di circa 370 medici cubani. Appena andranno via, perché prima o poi andranno via, crollerà tutto il sistema. Non è saggio allora lanciare messaggi di tranquillità. Al contrario, la Calabria avrebbe bisogno di una rivoluzione».
Via il numero chiuso dai corsi di medicina
Secondo Franco Petramala la sanità privata prende spazio per effetto della inefficienza della sanità pubblica. «Un sistema che non funziona – ha detto – quindi è un sistema che realizza inefficienze, e le inefficienze realizzano poi il declassamento della sanità pubblica. La conseguenza è che la sanità privata mano a mano prende il suo posto». Tre le direttive da adottare, secondo Pino Scarpelli, per attivare una concreta azione di salvaguardia del servizio sanitario universale. «La prima – ha affermato – è aprire i corsi di laurea in medicina a tutti gli studenti. In secondo luogo va abolita la sanità regionale per tornare ad un sistema unico nazionale. La terza riguarda la cultura politica dei medici». Scarpelli va giù duro: «In questo momento valuto che il 90% dei medici hanno scambiato la salute pubblica per il loro bancomat personale».