L’ospedale di Corigliano Rossano è in affanno. Rizzo: «Siamo al picco Sars-Cov-2. Uno dei problemi è la commistione con gravi forme di influenza stagionale». I pazienti positivi affetti da altre patologie vengono ricoverati nei reparti ordinari in isolamento
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La commistione tra influenza stagionale e la recrudescenza Covid del periodo, sta mettendo a dura prova il sistema sanitario ospedaliero. Nello spoke di Corigliano Rossano, unico in tutta l’Asp a vantare un reparto di pneumologia Covid, la situazione è sostanzialmente al collasso ed in overbooking. I sedici posti letto disponibili sono tutti occupati e più della metà di questi – da quanto appreso – sono sottoposti a ventilazione meccanica o addirittura ad ossogenoterapia ad alti flussi. Ciò significa che il virus Sar-Cov-2, nelle sue molteplici varianti, continua a diffondersi nella popolazione creando problemi soprattutto nei soggetti fragili o in chi ha un quadro clinico complesso.
Non ci sono più dati ufficiali, dopo l’accantonamento del metodo tracciamento, ma che i casi siano e stiano continuando ad aumentare vertiginosamente, lo suggeriscono i ricoveri e la richiesta di posti letto Covid.
«I casi – conferma il direttore sanitario dell’Asp di Cosenza, Martino Rizzo – sono aumentati in modo esponenziale ma dovremmo aver raggiunto il picco Covid in questi giorni. Il problema è la commistione con l’influenza stagionale, il cui picco dovrebbe essere raggiunto tra un paio di settimane, che si manifesta in una forma molto grave, con febbre alta e dolori articolari. Sintomi – spiega Rizzo – sostanzialmente sovrapponibili a quelli del Covid-19».
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La situazione in ospedale, invece, sembra più grave del previsto. «Vero, il reparto Covid del Giannettasio è pieno e non mancano le richieste di altri posti letto ma stiamo affrontando i singoli casi in base alle patologie. Pazienti affetti da altre malattie ma positivi al Covid vengono ricoverati nei reparti “ordinari”, comunque in isolamento, nelle cosiddette bolle. In pneumologia Covid finisce prevalentemente solo chi ha bisogno dell’ausilio del casco per la respirazione». Un paziente che accuserà patologie cardiache ed è positivo – ad esempio – sarà comunque ricoverato in cardiologia per essere curato ma in isolamento.
Le croniche carenze di personale
Il reparto Covid del Giannettasio a oggi si regge – nell’area paramedica – su dodici infermieri (dovrebbero essere almeno sedici in base ai pazienti ricoverati) e dieci operatori sociosanitari. Si ipotizza l’implementazione dei posti letto ma senza personale risulta difficile e con l’aggravante: gli assunti Covid dei mesi scorsi sono stati collocati in altri reparti. Per di più l’Asp di Cosenza pare abbia perso infermieri a vantaggio di Azienda zero.
Per quanto riguarda i medici, gli pneumologi in servizio sono cinque ma dovrebbero essere almeno nove.
La carenza di personale, insomma, continua a manifestarsi come “il problema” della sanità calabrese. E senza una via d’uscita se è vero com’è vero che il mercato del lavoro (sanitario) non offre prospettive (se non i costosissimi gettonisti o i medici cubani di supporto alla sanità calabrese).