Palazzo Chigi ha reintrodotto l'incompatibilità tra la carica di presidente della Regione e dirigente governativo del settore. Per Mario non ci sono più possibilità di ottenere l'incarico, ma non si parla più neanche della sostituzione dell'ingegnere di Alfedena che potrebbe diventare punto di riferimento dei Cinquestelle
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Finisce come era iniziata. La legislatura targata Mario Oliverio volge a conclusione con il governatore costretto a restare a mani vuote e a rinunciare alla gestione diretta della sanità. Nonostante abbia praticamente impiegato tutto questo tempo provando a disarcionare il commissario ad acta per il piano di rientro dal debito Massimo Scura.
Proprio all’inizio della legislatura, l’allora governo Renzi, preparò un regalino niente male al presidente della giunta appena eletto. Nelle pieghe della manovra finanziaria venne introdotta una norma che sanciva l’incompatibilità tra la carica di governatore e quella di commissario per la sanità. Non fu possibile per lui, dunque, quello che era stato per il suo predecessore Giuseppe Scopelliti, ultimo presidente in Calabria ad avere il ruolo di governatore e commissario ad acta.
Vani furono anche i tentativi del Pd, almeno della parte vicina al governatore, di provare a far sparire la norma. Le urla di Oliverio a palazzo Chigi, una volta approvata la legge, le ricordano ancora in tanti.
Da lì si è innescata una lotta senza quartiere tra Oliverio e Scura, spesso finita nelle Aule di Tribunale. La giunta non ha risparmiato critiche e fatto di tutto per mettere i bastoni tra le ruote all’ingegnere di Firenze che Renzi ha voluto fortemente in Calabria. C’è da dire che anche Scura non è andato spesso per il sottile e i suoi decreti hanno spesso contenuto norme illegittime o, comunque, ritirate in seguito a proteste di massa. Il rapporto tra il commissario e le cliniche private, ad esempio, è stato tra le criticità più gravi della gestione sanitarie negli ultimi anni.
A Scura è stata poi rimproverata, anche dalla Chiesa calabrese ultimamente, una gestione troppo ragionieristica del comparto, con la chiusura di molti presidi sanitari, senza che poi si sia riusciti a risanare il deficit, né a migliorare i livelli essenziali di assistenza.
Fatto sta che Scura è rimasto sempre in sella. Anche quando nel 2016 il governo nazionale tornò sui suoi passi eliminando l’incompatibilità e introducendo verifiche semestrali sull’operato dei governatori. “Norma De Luca” si disse, a causa della necessità del Pd di tranquillizzare gli animi in Campania. Ed in effetti di lì a breve il governo, su proposta dell’allora Ministro Lorenzin, nominò De Luca commissario. Pure in quest’occasione Scura riuscì a salvarsi nonostante Oliverio, pur di ottenere il risultato, fosse diventato perfino renziano.
Nulla, la Lorenzin e il governo Gentiloni non ne hanno voluto sapere, nonostante Scura fosse rimasto solo dopo le dimissioni del suo vice Andrea Urbani. Dimissioni che a tutti erano sembrate preambolo della successione di Scura.
Adesso, sul finire della legislatura, il nuovo governo giallo-verde torna all’antico e reintroduce l’incompatibilità tra la carica di governatore e quella di commissario. La norma prima era stata introdotta all’interno del decreto “Genova” e poi cancellata, per essere definitivamente approvata con il decreto fiscale. Un colpo di non poco conto, considerato che in Calabria il pareggio di bilancio è lontano dall'essere raggiunto e la gestione commissariale potrebbe protrarsi per lunghi anni.
Norma anti De Luca si dice pure stavolta. Anche se il nuovo cambio interessa anche il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, quello del Molise Donato Toma e quello della Calabria Oliverio. Al quale non rimane altro da fare che rassegnarsi.
Ma la vera novità politica, almeno quella che è maturata negli ultimi mesi, è che Scura rischia adesso di vedere prorogata la sua gestione anche dal nuovo governo nazionale. I grillini di Calabria, ad esempio, che pure avevano sparato a zero contro il commissario chiedendone la sostituzione, sembrano, da qualche tempo, avere sotterrato l’ascia di guerra. Anche perché il grande timore era quello di rischiare di consegnare la sanità direttamente a Oliverio attraverso la rimozione di Scura. Con la nuova norma introdotta con il decreto fiscale questo rischio viene meno. E adesso i Cinque Stelle non hanno più nessuna giustificazione per non intervenire su un Commissario che non ha prodotto risultati e che è stato indicato dal precedente governo di centrosinistra.
A meno che qualcuno non cominci a pensare che Scura possa fare comodo come principale antagonista politico di Oliverio verso le prossime regionale. Uno Scura grillino, insomma.
Riccardo Tripepi
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