Il direttore della scuola di specializzazione dell’Umg e primario dell’azienda Dulbecco: «Abbiamo già due centri pubblici, il futuro si gioca su dati, qualità e formazione»
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Pasquale Mastroroberto
«Non ha senso aumentare le cardiochirurgie, ne ha di più potenziare quelle che ci sono». Lo ha detto il professore Pasquale Mastroroberto, direttore Uoc e Scuola di Specializzazione in Cardiochirurgia dell’università di Catanzaro - Azienda ospedaliera universitaria "Dulbecco", intervenendo all'incontro sul tema “Cardiochirurgia: dalle necessità del territorio alla formazione specialistica”.
«Questo incontro – ha aggiunto Mastroroberto – nasce dalla necessità di dare dei dati reali, al di fuori dei campanilismi. Il punto di partenza è un decreto ministeriale che stabilisce, per una migliore qualità dell'assistenza, quante cardiochirurgie devono esserci: una ogni 600.000 abitanti per ottenere dei risultati, dei volumi che siano poi comparabili con gli esiti. Se ce ne sono molte, di cardiochirurgie, ognuna di queste farà pochi interventi chirurgici e questo produrrà un peggioramento degli esiti, e in cardiochirurgia l'esito è la mortalità».
Per Mastroroberto «tutti vogliono soddisfare le esigenze di tutti, ma questo non è sempre possibile. La Calabria, che ha già due centri pubblici, non si può permettere il lusso, dal mio punto di vista, di avere quattro o cinque cardiochirurgie: oltre le tre, oggettivamente, non si può andare. In questo momento ci sono due strutture pubbliche – nell’Azienda ospedaliera universitaria di Catanzaro e quella di Reggio Calabria – in previsione la Regione dovrà decidere in merito».
Secondo Mastroroberto, inoltre, «i dati delle scuole di specializzazione italiane, soprattutto quella della cardiochirurgia, sono drammaticamente calatisi è passati da un indice di occupabilita’ del 100% dei posti ministeriali nel 2020 al 70% nel 2024 con il 20% di posti non occupati nel 2023 e 30% sempre di posti non occupati nel 2024. Quindi non ha senso allestire più cardiochirurgie per poi avere anche meno medici in formazione specialistica. Il nostro, più che un grido d'aiuto, è un warning: nel senso che tutti devono aprire gli occhi, anche perché – ha concluso il docente dell'Umg di Catanzaro – gli interventi di cardiochirurgia si sono ridotti nel corso degli anni, mentre sono aumentate le procedure di cardiologia interventistica, quindi non ha senso moltiplicare le cardiochirurgie, ha più senso potenziare quelle che ci sono».
All'incontro hanno portato il loro contributo anche Simona Carbone, commissario straordinario della "Dulbecco", il rettore dell’università di Catanzaro, Giovanni Cuda, e Marianna Mauro, docente di Economia e Management sanitario all'Umg, secondo cui «la concentrazione della casistica ospedaliera, soprattutto quando parliamo di alta specializzazioni come quella cardiochirurgica, in pochi centri che riescono a realizzare dei volumi importanti, è garanzia di qualità delle cure e dell'assistenza».