Il presidente Occhiuto ha avvertito: «Il 2023 non sarà sufficiente per risanare il settore». Tante le criticità che ancora ipotecano la salute dei calabresi, a cominciare dai servizi di emergenza-urgenza che vanno riorganizzati. E poi la carenza di medici, gli ospedali da costruire, i Lea da tirare su. Nel 2022 si è iniziato a gettare le basi per ricostruire l'assistenza
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«Il 2023 non sarà sufficiente a risanare la sanità calabrese». È con questa consapevolezza che il presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, saluta il 2022 nel bilancio di fine anno che rappresenta anche una ipotetica lista delle cose che ancora restano da fare.
Tante per un sistema ridotto in macerie. Così i mesi che ci si lascia definitivamente alle spalle presentano alla Cittadella un saldo in negativo, certamente sotto il profilo dell’assistenza. L’emergenza-urgenza, area in cui il presidente ha profuso tempo, sforzi, riunioni e dichiarazioni è allo sfascio. Chi può scappa, chi resta vive una condizione di totale sfiducia: ambulanze poche e male organizzate, personale in burnout e utenti avviliti.
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L'emergenza del 118
Qualcosa sarà sicuramente sfuggito di mano. Era il 4 aprile quando il commissario annunciava una profonda riorganizzazione del sistema dell’emergenza-urgenza: centrale a numero unico 112 con sede in Cittadella e rifunzionalizzazione delle articolazioni territoriali del 118. «Io penso che il sistema possa essere organizzato e funzionante entro ottobre, novembre» era l’auspicio espresso in quella occasione ma rimasto tale. A maggio (il 27) una nuova riunione accompagnata da nuovi impegni: «Ci stiamo lavorando. Credo che il lavoro di ricognizione del sistema fin qui compiuto sia a buon punto».
Tempus fugit
Più di recente invece – il 12 dicembre – la simulazione di un intervento alla centrale a numero unico 112 è l’occasione che fa comprendere come il tempo inizialmente ipotizzato in effetti non sia stato sufficiente. Nuova scadenza? «Questo sistema sarà attivo da qui a spero tre o quattro mesi». La data da segnare in rosso diventa, quindi, aprile del prossimo anno.
Operazione Cuba
Sempre quattro mesi sono stati necessari, invece, per riuscire nell’impresa di portare in Calabria il primo contingente di medici cubani. Annunciati ad agosto, l’arrivo - finito al centro di furenti polemiche e ritardato da pastoie burocratiche – si è concretizzato infine appena qualche giorno prima di Capodanno ma a certificare come in questo lasso di tempo la condizione degli ospedali sia rimasta immutata. Il personale continua a latitare, così come i concorsi: «Quale altro strumento avremmo potuto avere per non chiudere gli ospedali?» si domanda forse un po' retoricamente il presidente della Regione avvalorando la bontà della scelta.
Soluzioni precarie
«Come ho detto non è una soluzione, la soluzione sono i concorsi e sui concorsi stiamo andando avanti» ha concluso ma quello per reclutare medici da destinare all’area dell’emergenza-urgenza è ancora di là da venire. Il dipartimento Tutela della Salute appena due giorni prima di Natale ha fatto sapere, attraverso una nota, della decisione di avviare una procedura in forma aggregata per reclutare professionisti da destinare all’emergenza-urgenza, nel frattempo ha prorogato di altri sei mesi i sanitari precari assunti durante l’emergenza pandemica.
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Azienda... Zero
Capofila dell’operazione di reclutamento di camici bianchi sarà l’Asp di Catanzaro «nelle more della piena operatività di Azienda Zero». L’ente di governance che avrebbe dovuto svolgere il ruolo di braccio operativo raccordando lo sfilacciato tessuto delle nove aziende sanitarie e ospedaliere è ancora in gestazione. Provvista di un commissario, Giuseppe Profiti, ma senza sede, senza direzione strategica, senza personale e per ora ufficialmente privo di funzioni.
I piani per il futuro
Al netto dell’assistenza sanitaria che in Calabria continua a mostrare gravi carenze e grandi limiti, nell’anno che volge ormai al termine si sono iniziate però a gettare le fondamenta e a costruire l’ossatura di un nuovo paradigma. Nel 2022 è stato finalmente approvato il nuovo programma operativo, incombenza figlia di un lascito dei due precedenti commissari ad acta. Né Saverio Cotticelli e neppure, dopo di lui, Guido Longo erano riusciti a superare la fatidica soglia del ministero.
Terapia d'urto
Solo l’attacco frontale sferrato dal presidente della Regione ai burocrati ministeriali ha smosso le acque consegnando alla Calabria il documento che rappresenta la summa teorica degli interventi da intraprendere. Approvato anche il piano operativo che porta in dote un fiume di denaro pubblico: 350 milioni di euro per la realizzazione di 102 opere finanziate con i fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza; 61 case di comunità, 21 centrali operative territoriali e 20 ospedali di comunità.
L'esercito di Agenas
Progetti che per poter veder la luce – i due piani al momento sono solo su carta – richiederanno il dispiegamento di uomini e mezzi che al dipartimento al momento non si vedono. Delle 25 unità promesse dal Governo e da reperire tra le fila di Agenas, poco meno di una decina finora hanno preso servizio in Cittadella.
Il giallo di Capodanno
E infine la ricognizione del debito sanitario. Il bubbone la cui reale entità resta ancora un mistero e che il presidente della Regione ha garantito di quantificare prima di Capodanno. La cifra che salterà fuori al termine delle prime operazioni di ricostruzione contabile sarà quasi certamente a sei zeri, se si considera che solo una delle società chiamate in causa nella circolarizzazione – Banca Farma Factoring - ha dichiarato di avere in mano crediti per oltre 200 milioni di euro. Tuttavia, un dato attendibile lo si avrà solo il prossimo anno, così sarà il 2023 a diventare testimone di una missione impossibile. Se riuscirà.