Salta la prima tappa del percorso che avrebbe dovuto aprire l’iter di stabilizzazione del personale precario nella sanità calabrese. L’ultimo incontro in programma con le organizzazioni sindacali si è rivelato, infatti, un mezzo flop, contrariamente alle aspettative di poter ottenere una prima ricognizione sul numero di sanitari in possesso dei requisiti ai fini della stabilizzazione.

Un flop

Lo si era convenuto nel corso del precedente faccia a faccia tra sindacati e rappresentanti del dipartimento Salute e Welfare della Regione Calabria, con l’impegno di questi ultimi di ricevere dalle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi entro il 20 di aprile una prima mappatura del personale ancora precario.

L'esercito dei precari

Un modo per spianare la strada a coloro i quali prestano servizio nelle corsie ospedaliere, anche con contratti atipici, ed esclusi in una prima fase per assenza di requisiti o a causa delle maglie troppo strette delle precedenti normative. Insomma, all’appuntamento del 20 aprile scorso i dati forniti dalle aziende sono risultati parziali e in alcuni casi fortemente contestati dalle organizzazioni sindacali che hanno preso parte al confronto: Cisl Fp, Cgil Fp, Uil Fp, Fials, Nursind e Nursing Up.

I dati contestati

Da quanto emerso, ad esempio, al Gom di Reggio Calabria sarebbero 31 le persone stabilizzabili sulla base dei nuovi requisiti (20 operatori sociosanitari e 11 infermieri) mentre all’Asp di Vibo Valentia sarebbero 43 le unità di personale (28 infermieri e 15 operatori sociosanitari). Sale l’asticella, invece, all’Asp di Cosenza con 70 sanitari da stabilizzare, di cui 46 infermieri e 3 infermieri pediatrici; 2 farmacisti, 6 psicologi, 11 operatori sociosanitari, 1 operatore tecnico e 1 dirigente medico.

All’Asp di Reggio Calabria 89 complessivamente: 21 assunti con contratto a tempo determinato e 68 con contratti flessibili. All’ospedale di Cosenza, secondo quanto riferito, non ci sarebbe personale in possesso dei requisiti mentre l’Asp di Catanzaro, l’azienda ospedaliera universitaria di Catanzaro e l’Asp di Crotone non avevano ancora comunicato i dati.

Ricognizione parziale

Una ricognizione, tuttavia, parziale, secondo le organizzazioni sindacali, che hanno chiesto di ottenere dalle aziende sanitarie e ospedaliere informazioni maggiormente dettagliate e complete, certificate attraverso l’emanazione di atti deliberativi. Alcune delle aziende hanno poi proceduto all’adozione dei piani di fabbisogno.

Indennità, solo su carta

Ma non è stata la sola nota dolente, ancora solo su carta è rimasto il precedente accordo sottoscritto con le organizzazioni sindacali che prevedeva il pagamento di una indennità, una tantum, ai sanitari che operano nei pronto soccorso. Risorse stanziate dal Governo alla Calabria per ristorare il personale che presta servizio nei reparti a rischio o a turni ed attività particolarmente stressanti.

Manca il dca

La negoziazione si era chiusa lo scorso febbraio con l’impegno a liquidare 66 euro a 1.443 unità di personale del comparto. Ma, secondo quanto emerso, finora le aziende non avrebbero proceduto al pagamento delle somme pattuite, poiché l’accordo non sarebbe stato recepito attraverso un apposito decreto commissariale.

Caos emergenza urgenza

Vige poi il più completo caos sul fronte della riorganizzazione dell’emergenza urgenza. La delega di funzioni conferita - a suo tempo – da Azienda Zero all’Asp di Cosenza sta creando non poche disfunzioni nella gestione del personale delle centrali operative, soprattutto, di quelle soppresse. Anche questo argomento è finito sul tavolo di confronto sindacale con la Cisl Fp che ha segnalato una serie di anomalie.

Quale datore di lavoro?

«Allo stato attuale il personale del Suem 118 non sa a chi rivolgersi per ottenere finanche un certificato di servizio o per aver riconosciuto un qualsiasi diritto o chiarimento» ha incalzato la segretaria Luciana Giordano. «La riorganizzazione del servizio ha creato solo problemi con l'accentramento di tutte le funzioni in capo alla sola Asp di Cosenza».

I dubbi rimangono

I dubbi che riguardano la competenza sul personale permangono, dunque, soprattutto a seguito della decisione di non apportare modifiche alla convenzione che avrebbe dovuto regolamentare questi aspetti e che, invece, continua a risultare di difficile “comprensione”.