La modifica proposta dal deputato Cannizzaro partirebbe a decorrere dal 1° gennaio 2025 e restituirebbe la completa gestione alla Regione Calabria dopo quindici anni
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È nelle nuove proposte emendative presentate questa mattina alla legge di Bilancio, all’esame della competente commissione della Camera, che spunta un provvedimento che consentirebbe alla Calabria di uscire dal commissariamento del settore sanitario. L'emendamento, a firma del deputato di Forza Italia Francesco Cannizzaro, prevede «ferma restando la sottoposizione al piano di rientro in prosecuzione mediante programmi operativi, a decorrere dal 1° gennaio 2025 alla Regione Calabria non sono più applicabili le disposizioni di cui all'art. 4 del decreto legge 1 ottobre 2007, n. 157 convertito con modificazioni dalla legge 29 novembre 2007, n. 222. Dal 1° gennaio 2025 le funzioni del commissario e sub commissario in carica tornano nella competenza degli organi regionali».
La legge 159/2007, in particolare, disciplina le modalità di intervento dello Stato con la possibilità di nomina di un commissario ad acta nel caso di inadempienza o mancato rispetto da parte della Regione dei piani di rientro dal deficit sanitario. È appunto quel che avviene nel 2010 alla Calabria, il Governo nel luglio di quell’anno commissaria la sanità calabrese attraverso la nomina di commissari ad acta, in alcuni casi coincidenti con il presidente della Regione, in molti altri casi, invece, sostituiti con figure esterne nominate direttamente da Roma.
Dopo quasi quindici anni di commissariamento, dunque, la gestione della sanità calabrese potrebbe tornare sotto il controllo della Regione, benché resterebbe ugualmente in vigore il piano di rientro dal deficit sanitario.
Ancora oggi si andrà avanti con i lavori in commissione per l'esame degli emendamenti, il testo dovrebbe arrivare entro il 18 dicembre in aula alla Camera.
Ulteriori provvedimenti inseriti in legge di Bilancio prevedono misure che riguardano la mobilità passiva. Nello specifico: "Per il triennio 2025/2027, le Regioni che conseguono un saldo di mobilità superiore al 6% ricevono un contributo pari al 10% del controvalore della mobilità passiva per ciascuno degli anni". E ancora: "Agli oneri di cui al comma 4 ter pari a 25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027 si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo per interventi strutturali di politica economica".