Evidenziato un forte disallineamento tra le scritture contabili. Il dato emerge dal verbale dell'ultimo tavolo di verifica interministeriale. Anomalie anche nell’azione della struttura commissariale e documenti non regolarmente firmati (ASCOLTA L'AUDIO)
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I conti non tornano, e questa non è una novità. Ma questa volta ad appuntare l'attenzione, tra le numerose censure mosse dai due ministeri affiancanti che vigilano sullo stato di attuazione degli adempimenti del piano di rientro sanitario vi sono anche le partite infragruppo. Prima, infatti, di tirare le somme sul risultato d'esercizio al quarto trimestre 2020 il Mef pone l'accento su un preoccupante disallineamento tre le poste creditorie e debitorie inserite nei bilanci delle aziende del servizio sanitario.
I conti non tornano
Una mancata quadratura tra costi e ricavi delle prestazioni che le aziende sanitarie e ospedaliere si sono scambiate tra loro nel corso degli anni ma senza che questi importi collimino nei rispettivi bilanci. Il dato era emerso già nel maggio scorso quando l'azienda ospedaliera di Catanzaro sulla scorta di una serie di censure mosse dalla Corte dei Conti si era vista costretta ad affrontare il capitolo dei crediti e dei debiti maturati nei confronti delle altre aziende ma senza riuscire a venirne a capo. Alcuni crediti datati - anche risalenti al 1999 - sono stati svalutati ma tanti altri non coincidono con le poste inserite nei bilanci dalle altre aziende.
A somma zero
E il dato emerge anche nell'ultimo tavolo di verifica interministeriale, quando i due ministeri affiancanti chiedono al commissario ad acta, Guido Longo, conto di questo disallineamento che intanto comporta una incidenza sul risultato di esercizio pari ad oltre 3 milioni di euro. Il teoria, il saldo tra costi e ricavi per le partite infragruppo dovrebbe essere "riconciliato" nel risultato d'esercizio, ossia pari a zero. Ma nel bilancio sanitario i conti non tornano e questa è una ulteriore spia di inattendibilità delle scritture contabili. Roma ammonisce chiedendo un miglioramento della gestione delle partite infragruppo per raggiungere la quadratura sul risultato d'esercizio che al quarto trimestre 2020 non appare così fosco.
Ancora in rosso
La notizia, infatti, di un lieve miglioramento nei conti era trapelata già al termine della lunga seduta del 22 luglio, l'ultima nella quale i due ministeri affiancanti si erano riuniti per analizzare i conti della sanità calabrese. Al quarto trimestre 2020 il bilancio risultava in positivo di 20 milioni di euro ma solo dopo il conferimento delle coperture derivanti dal gettito delle aliquote fiscali. Tuttavia, il pesante deficit che la sanità si trascina dietro da anni - 2018 e 2019 - avevano riportato i conti in rosso con la chiusura dell'esercizio in un disavanzo pari a 91 milioni di euro. Unitamente però al mancato raggiungimento degli obiettivi posti per i livelli essenziali di assistenza con un punteggio pari a 125, che inchioda la Calabria ad una reiterata inadempienza.
Discordia al terzo piano
Tuto ciò apre le porte ad un nuovo inasprimento delle aliquote fiscali (Irap e Irpef) e il divieto di effettuare spese non obbligatorie fino a dicembre 2022. Ma oltre ad un disallineamento delle scritture contabili, emerge tra le pieghe del verbale anche uno scollamento nell'azione della struttura commissariale. Una circostanza che in verità si era verificata già in passato (durante l'era Scura) ma che si ripresenta ancora oggi con l'invito dei due ministeri a garantire l'unitarietà dell'azione. Il riferimento è alla mancata sottoscrizione di alcuni documenti da parte dell'intera struttura commissariale che oggi si compone di commissario ad acta, Guido Longo, e dei suoi due sub, Angelo Pellicanò e Michele Ametta.
Nessuno stralcio
Netto niet, invece, sulla richiesta di adottare una gestione a stralcio per affrontare l'annosa questione dell'ingente mole di debito accumulato sin qui. I due ministeri fanno sapere, infatti, come prima di valutare eventuali modifiche normative sia necessario quantificare il debito e secondariamente individuare le opportune coperture. Un dato non secondario ma dirimente ai fini della predisposizione della ipotizzata norma di legge. Il problema si pone, in particolare, poichè la proposta normativa potrebbe generare «effetti emulativi e ricadute in termini di finanza pubblica» laddove in altre regioni si è già proceduto ad un risanamento dei conti ancora in fase di consolidamento.
Ci penserà Longo
Alla questione dovrà metterci necessariamente mano il commissario ad acta, nell'ambito del programma operativo 2022/2023, di cui però non vi è ancora traccia. Se non altro perchè la sua adozione comporterebbe la liquidazione di somme aggiuntive pari a 12 milioni di euro destinate all'assunzione di nuovo personale medico e infermieristico. Il commissario è stato infatti autorizzato a predisporre un piano straordinario delle assunzioni che risulta ancora fermo ai box.