VIDEO | Si tratta di circa la metà del buco totale pari a 872 milioni. Alcune richieste di pagamento risalgono a quando ancora esistevano le Asl ma negli uffici non c'è traccia di riscontri. La ricognizione iniziata nel 2022 non vede la parola fine
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Crediti incagliati. Si perde nella notte dei tempi di fatture magari emesse ma di cui oggi non si trova alcun riscontro la fase finale del processo di circolarizzazione dei crediti avviato dalla Regione nell’autunno del 2022 ma su cui ancora risulta impossibile scrivere la parola fine.
Nella notte dei tempi
La coda della maxi operazione – mai tentata prima – per l’emersione del debito sanitario calabrese è rimasta infatti inghiottita nel proverbiale disordine contabile che impedisce allo stato la verifica di una buona parte di fatture, denunciate dai fornitori ma di cui non si trova traccia negli uffici.
Debiti antichi
Debiti antichi. In alcuni casi si tratta di richieste di pagamenti per forniture di cui non si trova riscontro dell’avvenuta consegna o in altri casi ancora di decine e decine di fatture confluite in maxi-pignoramenti di cui oggi si fatica a capire a quale fornitura corrispondessero e nessuno ha mai liquidato per il timore di pagarle due volte.
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Lo zoccolo duro
Il problema è particolarmente radicato, nemmeno a dirlo, nell’Asp di Reggio Calabria dove risultano debiti talmente risalenti nel tempo da riguardare le vecchie Asl, quindi ante accorpamento, e su cui difficilmente sarà possibile trovare un minimo di riscontro; ma anche all’Asp di Cosenza. Per tentare di venirne a capo alcuni fascicoli sono stati affidati alla Guardia di Finanza.
Il contenzioso
Vi è poi il capitolo dei contenziosi ancora pendenti dinnanzi ai Tribunali e dei giudizi sugli extrabudget intentati dalle cliniche private per ottenere il saldo dei pagamenti delle prestazioni erogate oltre ai tetti di spesa. Un caso su tutti, il Sant’Anna Hospital che ha avanzato all’Asp di Catanzaro una mega-richiesta di pagamento del valore di circa 80 milioni di euro.
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400 milioni
Una galassia variegata di vecchie posizioni, tuttora dubbie, su cui ogni forma di verifica è per ora risultata vana e che valgono circa la metà dei crediti (a dicembre 2020) inizialmente denunciati dai fornitori nell’ambito dell’operazione di circolarizzazione. Su 872 milioni di debiti, circa 400 milioni sono riconducibili a contenziosi ancora pendenti di cui si è in attesa di sentenza - solo 150 milioni riguardano gli extrabudget - o a richieste di pagamento di cui negli uffici amministrativi non è rimasta traccia.
Il monito della Corte dei Conti
Una circostanza peraltro già emersa durante il giudizio di parifica del bilancio regionale. La Corte dei Conti in quella circostanza aveva chiaramente indicato nelle «difficoltà di reperire sia la documentazione contabile ante 2020 che le attestazioni di reso servizio» la mancata conclusione del processo di circolarizzazione dei debiti.