L’Associazione “G. Dossetti” e i Comuni rappresentati a Rogliano nell’ambito dell’iniziativa “Riapriamo gli ospedali”, in un documento condiviso dal titolo “Un nuovo modello per la sanità calabrese”, affermano la necessità di potenziare la medicina pubblica territoriale; di riutilizzare, secondo le strategie e le direttive del Piano nazionale di ripresa e resilienza, i presidi di Acri, Cariati, Cassano Ionio, Corigliano, Lungro, Mormanno, Praia a Mare, Rogliano, San Marco Argentano, Scalea e Trebisacce.

Gli ospedali dismessi

Il carattere di pubblica calamità della situazione concernente il pronto intervento sanitario, dovuto alla mancanza di copertura territoriale e alle precarie condizioni dei collegamenti – si legge in una nota stampa-  fa vibrare la protesta di sindaci, ordini professionali, associazioni e privati cittadini che chiedono con priorità assoluta l’attivazione dei Dipartimenti di emergenza urgenza e accettazione (Dea) negli ospedali citati e il potenziamento della rete territoriale 118, anche con fondi ordinari e straordinari della Regione o con risorse esistenti per i servizi sanitari regionali o altrimenti reperibili.

Un nuovo modello per la sanità calabrese

“Un nuovo modello per la sanità calabrese” considera il Reventino-Savuto, area interna pilota della Regione Calabria, come unicum territoriale e di conseguenza include l'ospedale di Soveria Mannelli nelle strutture da potenziare.
I fondi messi a disposizione dal Pnrr, benché insufficienti, favoriscono la riutilizzazione degli ospedali chiusi, che – si legge ancora nel comunicato - potrebbero accogliere i servizi sanitari previsti dallo stesso Piano e quelli attualmente dispersi sul territorio; e rispondere ai mutamenti sociali e tecnologici che hanno reso insufficiente e superata la tradizionale organizzazione dei presidi ospedalieri.

La proposta elaborata dall’Associazione “G. Dossetti”, che sarà presto oggetto di pubblicazione, va oltre le funzioni di pronto soccorso e le cure dei pazienti in area critica: guarda all'assistenza domiciliare e al contrasto dell’emigrazione sanitaria, che rappresentano – si rimarca in fine - drammi vissuti quotidianamente dalla popolazione calabrese.