Il laboratorio politico pone l’attenzione anche sul nosocomio della Piana che dovrebbe sorgere nella zona di Palmi, ma che da tanto tempo ancora non vede la luce
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Il laboratorio politico “Alleanza Gioiese” attivo nella città di Gioia Tauro, propone, per garantire il diritto alla salute dei cittadini del territorio, di ampliare l'ospedale locale “Giovanni XXIII” anche come centro chemio-radioterapeutico, in attesa dell’ospedale della Piana che dovrebbe sorgere a Palmi, il quale, secondo il gruppo, dovrebbe fungere da polo universitario.
Ad avanzare queste idee è il dipartimento salute di “Alleanza Gioiese”, composto dai dottori Rossana Monaco, Salvatore Zappalà e Giuseppe Ardissone. L’annoso tema riguardante la sanità attanaglia la Piana di Gioia Tauro, e la risoluzione, nonostante le azioni già intraprese dalle istituzioni, sembra essere ancora lontana, in un territorio che conta 33 comuni e oltre 150.000 abitanti, dove un’ampia fascia di popolazione, purtroppo, convive anche con fragilità economiche.
«Non possiamo più accettare ciò che avviene ancora oggi con i nostri pazienti oncologici, costretti a percorrere fin troppi chilometri, in direzione Reggio Calabria o Catanzaro. E non certo per sottoporsi a cure extra-ordinarie, ma ad un protocollo chemioterapico identico su tutto il territorio nazionale – afferma Alleanza Gioiese -. La riqualificazione dell’ospedale già esistente a Gioia Tauro come centro chemio-radioterapico non significherebbe forse restituire dignità al paziente oncologico, ad oggi costretto ad intraprendere veri e propri viaggi, in tutti i sensi, della speranza? E tutto questo ancora senza tener conto del “vil denaro”, questione spinosa in una regione dal Pil come il nostro: nel solo 2023 la fuga dei pazienti calabresi verso altre regioni è costata ben 254 milioni di euro».
Poi il laboratorio politico gioiese pone l’attenzione sull’ospedale della Piana che dovrebbe sorgere nella zona di Palmi, ma che da tanto tempo ancora non vede la luce. «Il progetto avrebbe grande rilievo se la struttura unica venisse concepita come polo ospedaliero universitario, un contesto in cui la dimensione della cura e dell’attenzione al paziente possa sinergicamente integrarsi con attività di formazione dedicate ai futuri medici e progetti di ricerca, di modo che l’emorragia di personale specializzato in fuga dalla Piana di Gioia Tauro possa essere arrestata, e la mobilità professionale fuori regione o nel privato possa diventare finalmente una libera scelta, non una costrizione».
«I diritti alla salute del cittadino non possono sussistere senza adeguati strutture e servizi pubblici – conclude Alleanza Gioiese - per questo, le linee taurensi, da molti date per spacciate o inutili, potrebbero invece ritrovare un impiego strategico, ecologicamente sostenibile, come metro di superficie».