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Primari nuovamente sul piede di guerra. Dopo le numerose iniziative proteste, i primari dell’ospedale ‘Jazzolino’ di Vibo hanno deciso di prendere carta e penna e scrivere direttamente al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio Matteo Renzi per manifestare il loro disappunto contro il famigerato decreto 30 che porta la firma del Commissario ad acta Massimo Scura.
E sugli effetti della riorganizzazione è la realtà a parlare. Nella missiva si sottolinea come alla «scomparsa la Medicina nucleare ed i servizio di Riabilitazione (15 posti letto), siano seguite quella della Chirurgia di urgenza (dieci posti), dalla Orl, dalla Nefrologia e dal servizio di Microbiologia». Senza considerare, così come sottilineato nella missiva «che da circa dieci anni non vengono espletati i concorsi per medici ed infermieri per cui la situazione assistenziale nelle Unità operative e nei servizi si è abbassata tanto da non poter consentire, in alcuni casi, i livelli essenziali di assistenza. Nel pronto soccorso, poi, per coprire i turni, si è ricorso all’utilizzo di medici di guardia medica senza una adeguata esperienza per quanto concerne l’emergenza».
Per i primari la motivazione di tuttò ciò è solo «realizzare sul nosocomio di Vibo il disegno malevolo che lo voleva contenitore di una realtà più ampia mai decollata, e che trova nella struttura universitaria di Germaneto il punto di arrivo di una emigrazione sanitaria intraregionale per servizi spesso disponibili solo dal lunedì al venerdì, ed in alcuni reparti dal martedì al venerdì. Vibo ma anche Lamezia – scrivono ancora i primari – diventa quindi nella mente della struttura commissariale il serbatoio da cui attingere per riempire una struttura vuota come quella di Germaneto che è stata per anni, fatta salva la pace di pochi, disponibile per appuntamento, essendo una struttura non attrezzata per le acuzie».
Per i primari il decreto «lontano dall'essere un documento serio di riorganizzazione della sanità calabrese, rappresenta invece un atto punitivo per alcuni, con l’interpretazione personalistica della legge che disattende in modo evidente il decreto 70/2015, stravolto, nel disegno degli ospedali "Spoke" in modo positivo per gli amici, ed in modo negativo per i nemici».
La richiesta è dunque la «sospensione dell’esecutività del decreto 30, e la conseguente nuova riorganizzazione della rete ospedaliera della Calabria sì da garantire ovunque identiche possibilità di assistenza per come garantito dal decreto numero 70».