L’85% vuole l’autonomia professionale, oltre l’80% considera l’autonomia organizzativa positiva e molto positiva mentre l’88% opta per il rapporto in convenzione. Sono questi i principali esiti dello studio condotto dal centro studi “Maccacaro” di Lamezia Terme su un terzo degli iscritti della Federazione dei Medici Territoriali (FMT). 

Sondaggio che è stato di recente al centro dell’esecutivo nazionale della federazione in relazione alla proposta di riforma per la modernizzazione dei servizi di assistenza primaria e territoriale e in relazione al dibattito in corso sullo stato giuridico della categoria. Hanno partecipato Francesco Esposito, Antonio Magi, Francesco Falsetti, Mauro Mazzoni, Enzo Morante, Pasquale Speranza, componenti dell’esecutivo.

Francesco Esposito, segretario nazionale della federazione, conclusione della riunione, ha rimarcato: «Un sondaggio prezioso che sgombera il campo da tante approssimazioni e con un campione significativo, rispetto ad altri studi analoghi fatti in queste settimane. Un terzo degli iscritti al nostro sindacato, quasi di tutto il Paese, 16 regioni, con una percentuale di risposte che copre un campione del 40% di medici fino ai 50 anni» ha puntualizzato.

«Emerge con forza, tanto tra i giovani che tra i meno giovani – spiega Esposito – la centralità del rapporto fiduciario: circa l’83% dei colleghi lo considera positivo e molto positivo; l’85% vuole l’autonomia professionale e oltre l’80% considera l’autonomia organizzativa positiva e molto positiva. L’88% opta per la ‘Convenzione’, con una grande maggioranza per il modello della specialistica ambulatoriale, ma con una richiesta e un appello forte, affinché nell’ACN (e con l’Enpam) si prevedano tutele adeguate, anche in virtù delle aggregazioni funzionali territoriali: ferie, malattie, gravidanza, conciliazione per la parità di genere, stress psico-fisico.

Infatti, è quasi unanime il disagio (460 su 474 medici) per l’assenza di queste tutele. L’89% – continua Esposito – ritiene molto importante il supporto di personale infermieristico e amministrativo e l’88% il rimborso delle spese di produzione.

Tutte questioni che necessitano di risposte concrete con una previsione di stanziamenti di risorse adeguate dalla “parte pubblica”. Forti perplessità sono emerse nel sondaggio sull’efficacia delle case di comunità e sul ruolo dei medici di famiglia in queste strutture, perché mancano informazioni su come dovrebbero funzionare e sulla loro reale finalità e perché serve una riorganizzazione più complessiva della medicina del territorio».

Infine, ha aggiunto il segretario della federazione: «I vertici del sindacato auspicano la riforma del ciclo universitario di medicina (anche accorciando i tempi) e la trasformazione del corso di formazione di medicina generale in una vera e propria specializzazione, sul modello europeo».

«Analizzeremo ulteriormente lo studio e trarremo conclusioni più complessive – conclude Esposito – ma un primo dato politico emerge chiaramente: centralità del rapporto fiduciario, quindi capillarità, autonomia, supporto con personale e risorse, favore per il modello di convenzione-ACN della specialistica ambulatoriale con tutele adeguate; e all’orizzonte un ‘contratto unico’ dei medici di medicina generale e del territorio.

Invece di continuare con gli scontri sui giornali sulle proposte e le fughe in avanti di alcune Regioni e di qualche funzionario ministeriale, sarebbe opportuno sedersi attorno ad un tavolo con i sindacati, che sono i veri rappresentati dei medici di famiglia, e ragionare prima sulla domanda di salute e sulle necessita di rilanciare la sanità pubblica, quindi sulla migliore organizzazione da mettere in campo per tutelare i cittadini, puntando sui medici».