La guerra ha spento i riflettori sul Covid ma l’emergenza, soprattutto alle nostre latitudini, è tutt’altro che superata. Succede così che al Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria i reparti Covid invece di svuotarsi vanno in affanno e il quadro che ne viene fuori è desolante.

I reparti Covid segnano numeri in costante crescita, i contagi in città non accennano a diminuire e i pazienti ricoverati si trovano a dover essere assistiti in barella, in corridoio e da unità risicate. Un solo infermiere per quasi 20 pazienti. È questo il triste spettacolo che mette in luce carenze ormai note e difficoltà organizzative che sembravano, solo apparentemente, superate.

Sono passati due anni da quando la pandemia ha messo il Gom al centro di un dibattito, a tratti nazionale, che lo ha visto presentarsi come eccellenza durante la prima fase dell’emergenza ma, allo stesso modo, lo ha visto mostrare tutte le sue fragilità nel momento in cui i contagi sono cresciuti colpendo in maniera preoccupante e significativa la provincia reggina.

Anche il pronto soccorso Covid, che conta continui ingressi giornalmente, è messo a dura prova da una organizzazione che paga il prezzo di non avere personale sufficiente a fronteggiare l’emergenza.
E mentre il resto d’Italia si prepara a mettersi alle spalle due anni che definire difficili è senza dubbio un eufemismo, Reggio Calabria continua a navigare a vista in attesa che arrivino le risorse necessarie per dare un’assistenza dignitosa e consentire al personale sanitario la possibilità di rifiatare dopo due anni di rinunce e sacrifici enormi, quando anche ammalarsi o essere contagiati è diventato un lusso che non ci si può permettere.