L'università non ha rilasciato il nulla osta ai medici in formazione che hanno partecipato al concorso bandito dall'Asp di Catanzaro. Una trentina pronti a prendere servizio nei Pronto soccorso, presi d'assalto e privi di personale
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Restano ancora in attesa di una chiamata, che con ogni probabilità non arriverà, gli specializzandi che hanno partecipato al concorsone indetto dall’Asp di Catanzaro per reclutare medici da destinare all’area dell’emergenza urgenza calabrese. L’azienda sanitaria catanzarese, centralizzando le procedure concorsuali, aveva infatti ottenuto una buona adesione da parte dei camici bianchi ancora in formazione con l’obiettivo di rafforzare gli organici delle postazioni territoriali del 118 e dei pronto soccorso ospedalieri in vista della stagione estiva.
Estate da bollino rosso
Un intento vanificato, tuttavia, da cavilli burocratici che, nei fatti, hanno impedito l’impiego degli specializzandi, pur disponibili a prestare servizio in aree sanitarie decisamente poco attrattive e che continuano a scontare gravi deficit di personale. Notizie di disservizi sul territorio e negli ospedali continuano ad inondare le cronache dell’estate calabrese: interventi in emergenza eseguiti da ambulanze senza medico a bordo, postazioni chiuse in assenza di infermieri e di autisti, lunghe attese nei pronto soccorso per ottenere una visita o un ricovero, ripetute aggressioni ai pochi camici bianchi rimasti in trincea.
L'esercito in panchina
Di fronte ad un simile scenario, il piccolo esercito di medici in formazione è rimasto in panchina senza poter scendere in campo a causa del diniego al nulla osta opposto dall’ateneo all’assunzione degli specializzandi. Una trentina coloro i quali hanno partecipato al concorsone, pronti ad essere assunti con un contratto a tempo determinato se la buona riuscita dell’operazione non si fosse infranta contro un articolo di legge, tra l’altro incluso nell’accordo stipulato a suo tempo dalla Regione con l’Università Magna Grecia.
Diniego al nulla osta
In molti casi, infatti, non si è potuto procedere all’assunzione poiché la struttura operativa – prevalentemente i pronto soccorso – a cui i medici in formazione chiedevano di essere incardinati non rientra nella rete formativa della scuola di specializzazione o non é accreditata (secondo quanto previsto dal decreto legislativo 368/1999). E non potrebbe essere diversamente dal momento che i pronto soccorso risultano essere di specialità diversa rispetto la scuola di provenienza degli specializzandi non disponendo allo stato l’Umg di una scuola in Medicina d’accettazione e d’urgenza.
Tentativo fallito
Un piccolo particolare che, unito alla partecipazione in massa dei medici convenzionati, ha nei fatti depotenziato l’esito del concorsone che non è riuscito così a scalfire l’emergenza che è emersa in tutta la sua drammaticità durante i mesi estivi. A titolo d’esempio, l’obi del pronto soccorso dell’ospedale di Lamezia Terme è rimasto chiuso dall’1 luglio al 31 agosto per carenza di personale, moltiplicati gli interventi in emergenza delle ambulanze senza medico a bordo, chiuse addirittura postazioni territoriali per diversi turni per l’assenza di infermieri e di autisti. È il caso della postazione di Montepaone e Sellia Marina lunedì scorso, quella di Girifalco nella stessa giornata risultava dotata solo di autista.
Circolo vizioso
Uno sfacelo confermato anche dal delegato Smi, Saverio Ferrari, che ha evidenziato come «l’aumento esponenziale di accessi registrato in questi mesi nei pronto soccorso è dovuto in larga parte alla demedicalizzazione selvaggia del 118. Un servizio territoriale efficiente – ha aggiunto ancora il medico – avrebbe potuto evitare almeno il 30/40% di accessi impropri».
Otto ore a settimana
A poco è valso il tentativo estremo sperimentato dal commissario di Azienda Zero agli esordi dell’estate di “stornare” gli specializzandi assumendoli con contratti libero professionali, per otto ore settimanali affidati alla gestione dei codici bianchi e verdi. Come somministrare una aspirina ad un malato terminale.