VIDEO | La protesta dei primi cittadini che si rivolgono all'Asp di Catanzaro: «Vogliamo un segnale concreto». Il racconto di una donna costretta ad un viaggio lungo strade tortuose per la figlia colpita da una crisi respiratoria
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Servizi erogati a singhiozzo e viaggi in macchina lungo strade impervie per poter ottenere cure mediche. In larga parte del territorio catanzarese l’accesso all’assistenza notturna viene spesso negata a causa di una organizzazione sanitaria che lascia un intero comprensorio privo di medici. È la denuncia che proviene dai sindaci dei comuni situati sulla fascia dell’alto Ionio catanzarese, dove i camici bianchi non sembrano inclini a voler prestare servizio.
Postazione chiusa da 4 mesi
Dallo scorso luglio, infatti, la postazione di continuità assistenziale di Marcedusa è stata chiusa ed accorpata a quella di Botricello a causa della carenza di medici, ma anche qui capita spesso che le attività vengano sospese nelle ore notturne e tutto il bacino di utenza confluisca così sulla postazione di Sellia Marina, unica aperta e attiva per oltre 17mila abitanti.
Vietato ammalarsi
«Purtroppo da quattro mesi e mezzo nella nostra comunità è vietato ammalarsi» dice con amarezza il sindaco di Marcedusa, Domenico Garofalo. «Il servizio di guardia medica è chiuso e nonostante le vibrate proteste ancora non abbiamo ricevuto alcuna novità significativa da parte dell’Asp volta alla soluzione della problematica. La nostra comunità è costituita prevalentemente da anziani – aggiunge ancora il primo cittadino – con patologie gravi e non automuniti. Il comune di Marcedusa si trova nell’entroterra, in un’area isolata a 60 minuti dal primo ospedale con strade tortuose e disconnesse e senza mezzi pubblici strutturati».
I viaggi della speranza
Quel che comporta l’assenza del servizio sul territorio lo racconta una residente: «Purtroppo è capitato che mia figlia di 5 anni venisse colpita da una crisi respiratoria – spiega Valentina Tripaldi - e sono stata costretta ad intraprendere una corsa contro il tempo per avere una prima assistenza». Da Marcedusa giù fino a Botricello, dove fortunatamente la guardia medica era attiva: «Non è possibile – aggiunge ancora – percorrere chilometri di strada pieni di curve per avere il diritto alla salute».
Servizi a singhiozzo
E spostandosi sul territorio la situazione cambia poco: «In questi ultimi 17 giorni ho ricevuto 5 giorni di chiusura dall’Asp. Mi sembrano esagerati per una comunità che si trova a 60 minuti da Catanzaro» conferma il sindaco di Petronà, Vincenzo Bianco.
Segnale concreto
Insomma, è un problema che investe una intera comunità: «Non è più un singolo comune a soffrire la carenza di medici – precisa il sindaco di Botricello, Simone Puccio -. Oggi vogliamo lanciare un allarme perché non possiamo rimanere senza presidi sanitari sul territorio, basti pensare che in questo momento abbiamo più guardie mediche chiuse. Vengono sospese le attività a turno a Petronà, Belcastro, Botricello, Marcedusa che è ormai chiusa da quattro mesi e mezzo. La postazione del 118 di Sersale non è medicalizzata e Sellia Marina soltanto per alcuni turni. Lo Stato deve dare un segnale concreto, noi chiediamo e pretendiamo il nostro diritto alla salute».
Asp non pervenuta
Secondo quanto riferito, il problema sarebbe stato al centro di alcune interlocuzioni avute con i vertici dell’Asp di Catanzaro: «L’Asp in questo momento non è in grado di darci una risposta concreta – prosegue il primo cittadino di Botricello -, ci dice di non avere medici a disposizione ma è evidente che è un problema di come reperire realmente i medici che servono».
Senza diritti
«Ci chiediamo se nel 2022 esistono ancora cittadini di serie A e di serie B» precisa il sindaco di Marcedusa. «Se il diritto ad essere curati possa essere possa essere così facilmente calpestato e se deve succedere qualcosa di grave alla salute di qualche anziano, bambino o donna incinta prima di risolvere concretamente questo problema».