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Si è dissolta nel breve volgere di ventiquattr’ore l’eco della dirompente dichiarazione diffusa da Mario Occhiuto sulla costruzione del nuovo ospedale di Cosenza e sull’area da destinare alla struttura sanitaria. Si lamentava il sindaco, del mancato coinvolgimento, nella redazione dello studio di fattibilità, dei tecnici di Palazzo dei Bruzi. Arrivando però in notevole ritardo. Oppure in anticipo. Dipende dai punti di vista.
Perché la Regione quello studio lo ha appaltato da tempo, addirittura nell’autunno scorso, ad una società specializzata operante in campo internazionale, risultata vincitrice dell’apposito bando di gara. Nel mese di febbraio è stato sottoscritto il contratto di affidamento e soltanto nel mese di giugno, salvo richiesta di proroghe, lo studio di fattibilità sarà consegnato.
Peraltro si apprende da alcune indiscrezioni filtranti dall’azienda ospedaliera di Cosenza, che tra i siti presi in esame per la realizzazione del nuovo ospedale, c’è anche quello proposto dal comune, oltre al sito di Vaglio Lise e ad un’altra area individuata nella zona delle cupole geodetiche di Viale Magna Grecia. Una dichiarazione talmente estemporanea e fuori dagli schemi quella di Occhiuto, che nessuno, dalla Cittadella, si è preso la briga di rispondergli. La vicenda è stata cavalcata dai soliti maldestri dell’intervento a tutti i costi. Persone come il consigliere Pasquale Sconosciuto (di nome e di fatto), ansiosi di guadagnare credito e visibilità nei confronti del primo cittadino.
Una dichiarazione talmente estemporanea e fuori dagli schemi, da alimentare il sospetto che quelle parole il sindaco non le abbia mai dettate. E forse neppure pensate. Un comunicato dai toni che non appartengono al suo fare moderato, con argomentazioni al limite del pretestuoso. Una velina partorita fuori dalle mura di Palazzo dei Bruzi, avallata dal sindaco forse senza neanche troppa convinzione. Per adesso l’incidente è chiuso. Ma con l’ignoto suggeritore in agguato come una mina vagante, i prossimi giorni potrebbero riservare altre sorprese.
Salvatore Bruno