2500: tanti sono i medici che mancano al nostro servizio sanitario. Come abbiamo già scritto per coprire i buchi di organico non basta l’operazione “Cuba” che si sta dimostrando particolarmente complessa al punto che la convenzione con l’agenzia di lavoro interinale de L’Avana è stata siglata ad agosto e prevedeva quasi 500 medici e oggi ne sono arrivati solo 51, ancora alle prese con i corsi d’italiano all’Unical.

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Anche la soluzione di utilizzare le cooperative che “danno in fitto” medici alle aziende sanitarie e ospedaliere è troppo onerosa per poter essere seguita. Eppure le corsie hanno bisogno immediato di personale per garantire servizi che attualmente sono molto al di sotto della soglia minima dei Lea fissata a livello nazionale.

La soluzione di medio periodo è l’avvio delle due aziende ospedaliere-universitarie a Catanzaro e Cosenza. Chiunque abbia intenzione di intraprendere una carriera accademica potrebbe avere interesse a venire a lavorare in Calabria, una terra poco ad oggi poco attrattiva per i camici bianchi come dimostra anche un inciso contenuto nell’offerta inviata dalla cooperativa Gap di Pisa dove si legge nero su bianco che gli operatori preferiscono le zone costiere e le città capoluogo perchè nelle aree interne si sono registrate troppe aggressioni ai medici.

Se quella della prospettiva universitaria sarà efficace nel medio periodo, e magari riuscirà anche a depotenziare l'influenza della politica nei percorsi professionali dei medici, serve una soluzione immediata. Sotto questo aspetto non è chiaro perché la Regione non proceda all’assunzione degli specializzandi che hanno risposto alla manifestazione d’interesse della Cittadella. Una soluzione che altre regioni, i cui servizi sanitari sono decisamente meglio del nostro, hanno già perseguito nel 2021. In occasione della pandemia il Governo aveva dato alle regioni la possibilità di reclutare nelle corsie gli specializzandi che fossero almeno al terzo anno di corso. Con questo meccanismo sono stati assunti in tutta Italia 5039 specializzandi. La parte del leone stranamente l’hanno fatta le regioni del centro nord. La Lombardia ha assunto 966 specializzandi, il Veneto 1058, l’Emilia Romagna 1099. Indovinate quanti ne ha assunto la Calabria? Solo 10!

Occhiuto allora ha provato a rimediare pubblicando, il 25 agosto 2022, appunto la manifestazione d’interesse rivolta ai medici specializzandi, a partire dal terzo anno, regolarmente iscritti al corso di formazione specialistica nelle seguenti discipline: Medicina e chirurgia d'accettazione d' urgenza,  Pediatria,  Anestesia e rianimazione,  Chirurgia generale,  Medicina Interna,  Geriatria,  Malattie dell'apparato cardiovascolare,  Ginecologia e ostetricia,  Radiodiagnostica,  Ortopedia e traumatologia,  Nefrologia,  Oncologia,  Malattie dell’apparato respiratorio,  Chirurgia Vascolare,  Chirurgia Toracica,  Psichiatria e  Neuropsichiatria Infantile.

Nella domanda si dava anche la possibilità allo specializzando di indicare l’azienda dove preferibilmente volesse svolgere il servizio. Ma soprattutto il protocollo prevedeva l’assunzione a tempo indeterminato al termine del corso di studi. Qualcuno potrebbe pensare che comunque sono in pochi quelli disposti a lavorare in Calabria. Invece da quello che sappiamo sono stati circa 370 gli specializzandi a rispondere all’avviso dell’agosto scorso. Ad oggi però nessuno di loro è stato chiamato al lavoro e non si capisce bene il perchè. Dicono che la pratica è sui tavoli del Dipartimento Salute che è in affanno per la carenza di personale e per l’incredibile mole di lavoro da espletare. Bisogna però accelerare per dare una prima risposta alla domanda di assistenza dei calabresi. Così come bisogna accelerare sul fronte dei concorsi soprattutto in considerazione dei tempi medi per espletare le procedure. Altrimenti rischia di diventare inutile sognare grandi infrastrutture sanitarie senza avere la benzina per farle camminare.