Il personale del comparto che opera nelle aree di prima emergenza aspetta un aumento di stipendio che tarda a materializzarsi. Ad ottobre la bozza di accordo con i sindacati che la Regione avrebbe dovuto recepire in un decreto commissariale
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Non smette ancora di riservare sorprese la procedura di assegnazione delle indennità di pronto soccorso al personale che opera nelle aree di prima emergenza. Ormai da più di un anno vanno avanti le trattative tra il dipartimento Salute e Welfare e le organizzazioni sindacali per quantificare il valore del compenso e la distribuzione delle risorse assegnate dal Governo con la legge di Bilancio 2021.
Oltre un milione di euro (1.153.596, per l’esattezza) per incentivare i sanitari che operano nei reparti maggiormente esposti a rischio, a turni massacranti e spesso anche ad aggressioni verbali e fisiche.
Neanche queste festività natalizie porteranno notizie positive per chi attende un riconoscimento economico per lo sforzo profuso in prima linea. Il secondo di inutili attese. Lo scorso ottobre, infatti, sembrava che la seconda tornata di trattative fosse quella buona, dopo il ricalcolo – dovuto ad errore di conteggio - del personale destinatario dell’emolumento.
Le organizzazioni sindacali, salvo la contrarietà espressa dalla Uil Fp, avevano convenuto su una bozza di accordo che avrebbe portato da 66,62 a 80,85 euro una tantum l’integrazione stipendiale da corrispondere a 1.635 operatori impegnati nelle aree di emergenza urgenza. La bozza da trasmettere ai sindacati per poi essere recepita in un decreto commissariale è però rimasta tale.
Nessuna novità sul fronte economico per il personale sanitario e il responsabile regionale del sindacato Nursing Up, Stefano Sisinni, torna ad incalzare la Regione. «Visto il lungo tempo trascorso, e considerato che la Calabria è tra le ultime regioni a riconoscere tale beneficio ai lavoratori, rimane inteso che, se in tempi brevi non ci saranno riscontri positivi l’organizzazione sindacale metterà in atto le azioni ritenute più opportune».