Prevista per il 19 luglio prossimo, la prima manifestazione di protesta in trasferta, organizzata da quanti hanno sinora condotto iniziative pubbliche contro il ridimensionamento dell’ospedale San Francesco di Paola, si terrà sotto le mura della Cittadella di Germaneto, dove i partecipanti contano di raggiungere quantomeno le orecchie del presidente Roberto Occhiuto, destinatario delle invettive di un’intera comunità per conto della quale, di recente, si è anche espressa la minoranza consiliare al completo, riunita per una conferenza stampa che ha avuto come principale oggetto di discussione il piano con cui, il nosocomio paolano, è passato dall’essere struttura complementare e paritaria del presidio Iannelli di Cetraro, a mero stabilimento di riferimento, rispetto alla qualifica di Spoke Dea di primo livello che è invece stata assegnata alla struttura che sta 20 km più a nord.

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Un’onta indigeribile, soprattutto alla luce di un’attesa snervante durata diversi mesi, nel corso dei quali – sebbene l’esito cui si è giunti fosse stato abbondantemente previso – nessuna parola ufficiale è stata espressa da parte del commissario straordinario (Roberto Occhiuto), che fino all’ultimo giorno ha tenuto nascoste le sue intenzioni, persino a coloro che si sono interfacciati con lui per conto dell’amministrazione comunale, rimasta in fiduciosa e inerte attesa rispetto ad uno scenario che adesso potrebbe costarle molto caro.

Non è infatti un mistero l’anomalia che sta attraversando le correnti interne alla maggioranza che supporta Giovanni Politano, già dilaniata dalle recenti dimissioni dell’assessore al Bilancio, Francesca Sbano, e dall’abbandono di due dei tre elementi che ne componevano il gruppo consiliare d’appoggio, vale a dire Maria Rosaria Città e Marco Minervino, passati d’incanto – pur rimanendo tra le fila dei sostenitori dell’amministrazione – a rappresentare altro rispetto a “La migliore Calabria”, estensione civica del Pd, fortemente sponsorizzata dall’ex consigliere regionale Graziano Di Natale, in giunta anche con l’assessore Barbara Sciammarella (tra le più assidue partecipanti alle iniziative a difesa dell’ospedale, in cui forti sono state le critiche ad Occhiuto). La poliedrica coalizione con cui, soltanto un anno fa, il primo cittadino diventava tale al suono dello slogan "l’inizio di una nuova era", si è già sgretolata in maniera evidente, con un’altra lista – Orizzonte Paola, di cui fa parte anche il presidente del consiglio Mattia Marzullo – che ha perso un’importante pedina nell’aula “Lo Giudice”, data la defezione dal gruppo di Marilena Focetola, che ha sbattuto la porta (pur rimanendo nella maggioranza a sostegno del sindaco) accusando: «Non sarò vostra complice».

Tutto ciò senza dimenticare gli sbeffeggiamenti che, una parte della maggioranza, ha riservato all’alleato – seppur senza cariche in consiglio o incarichi di giunta – Graziano Di Natale, che proprio nel merito ha dichiarato: «Ora che lo “scippo” è stato compiuto in tanti si stanno ricredendo e ognuno prende posizione anche chi, fino a ieri , non si è mai interessato della salute dei cittadini».

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Uno scenario da incubo, nel quale dover affrontare la patata bollente dell’ospedale depotenziato è diventata una sfida impossibile da gestire, con mezza maggioranza a tirare per un atteggiamento intransigente e di lotta contro Occhiuto, e l’altra metà a spingere per l’esatto opposto, predicando fiducia e basso profilo, in attesa di un provvedimento magnanimo ed equanime.

Il sindaco ha lasciato che le cose andassero per il verso loro, confidando in un risultato che, purtroppo per lui, non è stato raggiunto e contro il quale adesso, solo adesso, opporrà un ricorso da presentare al Tar per il tramite dell’avvocato Grossi.

«Abbiamo dato mandato ai legali di far valere le nostre tesi – si legge in una nota stampa dell’amministrazione – delusi dal piano di riordino della rete ospedaliera attuata dalla Regione Calabria che avrebbe destinato l'ospedale San Francesco di Paola a stabilimento di riferimento e lo Iannelli di Cetraro a Spoke Dea di primo livello, rischiando di isolare un territorio - del basso tirreno cosentino - orfano di servizi».

Una presa di posizione tardiva, che la minoranza consiliare ha stigmatizzato nel corso di una conferenza stampa al Dopo Lavoro Ferroviario, nel cuore del centro urbano di Paola, dove i consiglieri Emira Ciodaro, Alfonso D’Arienzo, José Grupillo, Roberto Perrotta, Marianna Saragò e Andrea Signorelli, si sono ritrovati al tavolo imbandito dall’ex consigliere Francesco Aloia, per criticare aspramente l’operato di coloro che siedono ai vertici dell’ente locale e di quello Regionale.

Come un plotone di esecuzione, disposto ancora a trattare nel solo ed esclusivo interesse della comunità paolana e di quella orbitante attorno all’ospedale cittadino (circa 80mila utenti), i sei esponenti dell’opposizione, pur tenendo premuto il grilletto, hanno teso in avanti la mano, dicendosi disposti a supportare qualsiasi iniziativa volta a difendere l’ospedale dalla spoliazione, senza escludere manifestazioni eclatanti come l’occupazione della statale o della ferrovia.

«Purché si sia tutti uniti nella lotta – è stato il concetto rimarcato più frequentemente – senza distinzioni di sorta. Perché qui c’è in gioco il futuro di un intero territorio. Basta a diatribe e beghe interne, basta compiacere il politicante al potere, è ora di segnalare con forza la presenza, fisica e spirituale, della nostra comunità».

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Le preoccupazioni legate al trasferimento del reparto di chirurgia da Paola a Cetraro, hanno riguardato principalmente i servizi che, a catena, sono collegati all’ambito in cui il bisturi è lo strumento principale. Il Pronto Soccorso, l’Ortopedia (che senso ha, per un politraumatizzato, dover intervenire per parte a Paola e per altra parte a Cetraro?), la stessa Emodinamica che, per quanto sia in procinto di essere potenziata, rischia di perdere centralità nel momento in cui le operazioni siano effettuate in altra sede. Insomma un macrocosmo di disagi cui saranno esposti tutti i residenti del basso tirreno cosentino, molti dei quali saranno indotti a ritenere più idoneo l’Hub dell’Annunziata di Cosenza, sia per questioni di prestazioni offerte che per i chilometri da percorrere per raggiungerlo.