A. M., 68 anni e quattro costole incrinate, di cui tre che comprimono su un polmone, è alla sua ottava ora di viaggio della speranza in ambulanza alla disperata ricerca di un ospedale che gli garantisca le giuste cure. Nel momento in cui scriviamo il malcapitato 68enne è in viaggio verso il nosocomio di Castrovillari, dopo aver varcato in giornata la soglia di altri tre presidi: quelli di Praia, Cetraro e Paola, con in mezzo un cambio turno di una equipe che l'ha riportato indietro quando mancavano poche centinaia di metri all'ennesimo ingresso in ospedale. A segnalarci la vicenda è il figlio Vito che, con carte e referti in mano, ci racconta una vicenda ai limiti dell'assurdo.

L'origine del dramma

L'odissea di A. M. e la sua famiglia comincia ieri, quando l'uomo sfortunatamente scivola da una scala e cade rovinosamente a terra. A.M., di Santa Maria del Cedro, viene accompagnato all'ospedale di Cetraro, dove i medici effettuano dei raggi. Il responso è che il paziente ha una sola costola fratturata. Ha un po' di dolore ma se la caverà con un po' di riposo, può tornare a casa. Così dicono i medici. In serata, però i dolori diventano lancinanti e la notte passata è stata un inferno. A. non riesce a dormire, si lamenta, vomita. Cerca di resistere ma alle 13.45 di oggi i famigliari chiamano l'ambulanza. Il mezzo arriva, dalla postazione Belvedere Marittimo, appena diciotto chilometri più a sud, ma cinquantacinque minuti più tardi.

Il viaggio della speranza

L'ambulanza dirotta l'uomo all'ospedale di Praia a Mare. Qui lo sottopongono alla tac e scoprono che le costole incrinate sono quattro, di cui tre comprimono su un polmone e compromettono la respirazione. I medici, vista la gravità, consigliano di andare in un presidio sanitario che abbia un reparto di Chirurgia, che in quello di Praia, com'è noto, è stato smantellato nella riconversione in casa della salute. L'uomo risale sull'ambulanza e arriva a Paola, dopo altri lunghissimi minuti di viaggio. Al pronto soccorso dell'ospedale San Francesco i camici bianchi danno uno sguardo ai referti, senza visitarlo, e gli consigliano di rimanere sotto osservazione. Quindi, lo rispediscono a Praia.

Il cambio turno

Prima che il paziente possa ritornare nell'ospedale della città dell'isola Dino, accade qualcosa che definirlo fantozziano è un eufemismo. I famigliari dell'uomo arrivano in auto nel piazzale dell'ospedale, ma l'ambulanza, che li aveva preceduti, no. Non c'è. Nessuno li ha avvisati, ma è tornata indietro poco prima di imboccare il bivio che conduce in località Santo Stefano. Il motivo? Il fine turno. L'equipe a bordo dell'ambulanza, che semplicemente esegue l'ordine impartito dalla centrale operativa, torna indietro e si ferma alla postazione del 118 di Scalea per darsi il cambio con i colleghi. Questo quello che si sentono dire i famigliari quando chiedono spiegazioni.

L'invio a Castrovillari

Quando sono passate sette ore dall'inizio del viaggio, l'uomo si ritrova ancora su un'ambulanza, stavolta con una diversa destinazione. A causa della mancanza dei posti letto lungo la costa tirrenica, i medici danno l'ordine perentorio di dirigersi verso l'ospedale di Castrovillari. Nel frattempo A.M. continua a lamentare forti dolori e riferisce ai famigliari di essere sfinito e di non essere sicuro di riuscire a reggere altre ore di viaggio. Il portellone si (ri)chiude e il mezzo parte. Ai famigliari rimane rabbia e sgomento. Vito, il figlio, è fuori di sé e non rimane che pregare che questa storia abbia un lieto fine. Recuperato un filo di lucidità, decide immediatamente di raccontarla per smuovere le coscienze e perché in futuro altri non debbano rischiare di perdere un famigliare in circostanze simili. Intanto il suo papà sta ancora viaggiando verso Castrovillari e la speranza è che, almeno lì, ci sia un posto letto in cui rimanere sotto osservazione e poter essere curato.