Partiamo dalle foto. Le prime, scattate nel 2010, raccontano la visita dell’allora governatore Giuseppe Scopelliti e di alcuni consiglieri regionali e sindaci all’ospedale di San Marco Argentano. Erano i tempi in cui la sanità calabrese provava a mettere mano ai propri conti: quell’ospedale (e tanti altri) decise di riconvertirlo in Capt (Centro di assistenza primaria territoriale). Nella galleria fotografica dell’ufficio stampa della giunta regionale, i visitatori posano all’interno di una sala operatoria nuova di zecca. Nel 2010 era appena stata realizzata: in 14 anni ha ospitato zero interventi chirurgici.

Il secondo gruppo di scatti risale a un paio di settimane fa: arrivano dal piano interrato del fu ospedale di San Marco Argentano. Faldoni gettati alla rinfusa e vecchie stampanti riempiono alcune stanze. Altre, invece, mostrano i segni impietosi del tempo. Le infiltrazioni d’acqua hanno scrostato la vernice dei locali in cui sono ammassati letti e vecchie sedie a rotelle. Non basta una semplice mano di pittura per sistemare tutto.

Quella sala operatoria mai utilizzata è uno dei paradossi calabresi della sanità. A San Marco Argentano non è l’unico perché le contraddizioni che gravitano attorno alla struttura sono tante. Per anni l’ex ospedale è stato il solo punto di riferimento della sanità pubblica per un comprensorio di circa 50mila abitanti.

Ospedale di San Marco Argentano, 8 milioni di euro mai utilizzati

La deriva che lo ha interessato si potrebbe dire figlia dell’inerzia, perché – almeno (o forse solo) sulla carta – l’impegno per garantire i servizi c’era. Impegno a sei zeri: lo stanziamento di 8.149.648,89 euro per l’adeguamento strutturale e funzionale della struttura approvato dal 2012.

Si fa presto a raccontare l’esito di questo appalto: i lavori non sono mai stati aggiudicati anche se sono passati più di 12 anni. Dodici anni sarebbero un’era geologica per la sanità a ogni latitudine: non in Calabria, dove gli annunci riempiono d’inchiostro le note stampa e tutto rimane spesso com’è.

Gli 8 milioni e passa destinati al Capt di San Marco Argentano sono lì da anni ma nessuno li ha spesi, come se non ce ne fosse bisogno. Degradato a Centro di assistenza primaria territoriale, l’ospedale di San Marco Argentano sarebbe dovuto risorgere come Casa della Salute. Ma i percorsi virtuosi spesso si perdono nelle strade della burocrazia. Da quelle strade, giusto qualche giorno fa, è riemerso il progetto per la realizzazione dell’Ospedale di comunità nel Pasteur: il Comune di San Marco Argentano ha annunciato l’avvio di lavori per 1,6 milioni con un post sui social: un nuovo inizio, si spera, grazie ai fondi riprogrammati nella missione Salute del Pnrr. 

I cittadini distanti dal Pronto soccorso: per raggiungerlo si impiegano anche 100 minuti

Mentre il fantasma del rilancio si aggira per la Valle dell’Esaro, i cittadini soffrono per i disagi e la difficoltà di accedere alle cure. È storia di tutte le periferie sanitarie della Calabria, che sono tante, viste le caratteristiche del territorio e la distanza dagli hub. Un vecchio documento in cui i sindaci della zona chiedevano la riattivazione dell’ospedale metteva in chiaro che «risulta oltremodo problematico l’accesso, nei tempi previsti sia all’Ospedale Spoke di Castrovillari, sede del Dea (Dipartimento di emergenza e di accettazione) di Primo livello, sia all’Ospedale Hub di Cosenza, sede del Dea di Secondo livello». Solita storia, purtroppo: se c’è un’emergenza si rischia di perdere tempo prezioso.

In uno studio del 2022 pubblicato su Quotidiano sanità e firmato dal Comitato spontaneo per il diritto alla salute nella Valle dell’Esaro, si ragionava (anche) sui tempi di soccorso. Con risultati preoccupanti: ipotizzando che la richiesta di intervento avvenga 5 minuti dopo il malore, prima dell’arrivo al Pronto soccorso di Castrovillari possono trascorrere da 64 minuti (da Fagnano Castello) a 101 minuti (da San Donato di Ninea). Conclusione: «La chiusura del Pasteur e la soppressione dei servizi collegati ha avviato un progressivo degrado del diritto alla salute e della qualità della vita delle popolazioni del Distretto».

Il caso dell’Aft esploso in campagna elettorale

Il dualismo pubblico-privato è finito al centro di una polemica cittadina legata all’istituzione di una Aggregazione funzionale territoriale (Aft), un raggruppamento di medici di medicina generale che garantisce la tutela della salute della popolazione. A San Marco Argentano, di recente, un gruppo di 19 medici di medicina generale ha istituito una Aft autonoma.

La sede è finita in un magazzino privato nonostante i lavori avviati nel Capt per un valore di 174mila euro. Si pensava che l’ambulatorio potesse trovare spazio nell’ex ospedale Pasteur ma l’Asp non ha offerto la disponibilità dei locali del Capt nonostante fosse prevista la nascita di una Aft pubblica nel distretto Esaro Pollino proprio a San Marco Argentano.

Niente spazio nell’ex ospedale, dunque i 19 medici hanno preso in affitto un magazzino in città. Nulla di scandaloso, ma i locali sono di proprietà dei familiari di un politico e la questione ha animato la chiusura dell’ultima campagna elettorale. Il pubblico che sconfina nel privato: scontro all’insegna di uno dei leitmotiv dell’emergenza sanitaria calabrese, emerso anche in una recente puntata di Dentro la Notizia. In quel caso il ragionamento non riguardava un’area particolare del territorio ma tutta la regione. E il consigliere regionale del M5s Davide Tavernise è stato durissimo, ipotizzando un disegno per tenere in ambasce il sistema pubblico in modo da «favorire i privati, che in Calabria sono molto potenti».

Il ricorso al Consiglio di Stato mai depositato

Le ricadute del ragionamento sono locali: anche a San Marco Argentano si lotta da anni per l’ospedale che non c’è più mentre i cittadini trovano riparo e cure nelle strutture convenzionate.

La polemica incombe e ha investito anche la sindaca in carica dal 2014. Questione di ricorsi contro il declassamento del Pasteur che affondano nel passato. Nel 2010, il predecessore di Virginia Mariotti aveva ricorso al Tar contro la riconversione dell’ospedale in Capt (come fatto da altri comuni della provincia che hanno poi ottenuto l’annullamento, come Praia a Mare e Trebisacce): l’istanza fu rigettata nel 2014 a causa di un vizio formale ma, nonostante fosse ancora possibile ricorrere al Consiglio di Stato e il legale incaricato avesse sollecitato questa via, la sindaca, che si era insediata da poco alla guida del Comune, lasciò decadere i termini del ricorso senza informare né la popolazione né il consiglio comunale. Lo scoprirono tutti nel 2019 quando ormai era troppo tardi.

Delusione in parte mitigata dall’idea che sarebbero arrivati la ristrutturazione e il rilancio. Alla fine della fiera gli 8 milioni di euro stanziati sono ancora fermi e le infiltrazioni scrostano le pareti del Pasteur mentre la sala operatoria non è mai entrata in funzione. Cartoline dalla periferia della periferia. Dove tra una richiesta di aiuto e l’arrivo in Pronto soccorso possono passare anche più di 100 minuti. Troppi: almeno su questo saranno tutti d’accordo.