Erano tanti i punti del documento redatto dalla commissione sanità e approvato dal consiglio comunale di Lamezia Terme che avrebbe dovuto essere sottoposto pochi giorni fa al commissario ad acta Saverio Cotticelli. Poche ore prima dell’incontro, le dimissioni del minacciate generale e l’annullamento degli incontri operativi e programmatici.

 

Ma Lamezia non molla, fa rete e con il lavoro della commissione sanità, quello delle associazioni e dei sindacati, mira ad accendere un faro su un ospedale, il Giovanni Paolo II, che per dimensioni, disponibilità di locali e posizione nevralgica potrebbe ben ottemperare al suo ruolo di presidio di riferimento per 150 mila pazienti.

 

Ma con la chiusura progressiva dei reparti, il depotenziamento delle strutture e le sforbiciate sul personale vive alla giornata. Comunque vadano le cose, spiega il sindaco Mascaro, anche se dovesse arrivare un nuovo commissario alla sanità, tutti gli sforzi verranno indirizzati nel creare un rapporto collaborativo e nel tentare di ricostruire tessera dopo tessera un presidio, ma anche la tutela del diritto alla salute.

 

Nel documento, in particolare, veniva chiesto il ripristino pieno degli ambulatori, la riapertura piena di Malattie Infettive e del laboratorio di Microbiologia e tutti i reparti con carenze importanti, anche rispetto ai piani sanitari varati. E se il riferimento principale è claudicante, i suoi satelliti non stanno meglio. «La medicina territoriale è particolarmente penalizzata rispetto ad altre arre della provincia di Catanzaro», spiega Mascaro.

 

L’appello del sindaco è alle autorità regionali, a chi ha competenze per invertire la rotta, affinché prenda sotto braccio la Calabria tutta, senza campanilismi: «Sulla sanità bisogna investire senza se e senza ma».