La testimonianza di un parente della donna ricoverata in gravi condizioni: «Com’è possibile che nessuno si sia accorto delle sue condizioni?» (ASCOLTA L'AUDIO)
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C’è un nuovo sospetto caso di malasanità al Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria. Questa volta la denuncia arriva dal congiunto di una paziente che oggi lotta tra la vita e la morte nel reparto di terapia intensiva del nosocomio reggino.
Il caso all’ospedale di Reggio
La vicenda parte da un problema relativo ad un’ulcera perforata che richiede un intervento urgente da parte dell’equipe guidata dal dottor Costarella. La donna, dopo l’intervento, rimane per circa un mese nel reparto di chirurgia d’urgenza per la normale degenza post-operatoria. «Ma già, durante questo breve periodo – racconta suo fratello – inizia ad avvertire mal di testa e malessere generale. Tuttavia, nonostante i sintomi indicati ai medici, questi decretano che il periodo di degenza può ritenersi concluso e decidono per le dimissioni. I figli della donna, giunti da fuori città per assistere la madre, comprendono che qualcosa non va. Ma per i medici è tutto ok. Le dimissioni sono pronte. Ci si accorge, tuttavia, che la ferita successiva all’operazione fatica a rimarginarsi. I figli spingono affinché la madre rimanga in ospedale. Per fortuna la donna rimane in reparto, anche perché i medici si rendono conto che non vi sono le condizioni per dimetterla».
Il malessere della paziente del Gom
Passa qualche giorno e il quadro precipita: nella notte la donna avverte un forte malessere. Qui si riscontra quello che nessuno avrebbe potuto mai immaginare: setticemia in stato avanzato, con interessamento anche di altri organi. È una diagnosi che lascia nello sconforto tutta la famiglia della donna, le cui condizioni peggiorano velocemente. Bisogna intervenire con tempestività e sperare che accada il miracolo. L’intervento per ripulire gli organi intaccati dalla setticemia è immediato e la donna viene posta subito dopo in terapia intensiva, dove però anche i bravi medici del Gom hanno parlato in modo chiaro ai congiunti: «Situazione molto difficile, serve un miracolo».
Ciò che non torna al fratello della donna è molto evidente: «Com’è possibile che nessuno si sia accorto di una setticemia in corso ed abbiano deciso per mia sorella le dimissioni, affermando che tutto fosse a posto, nonostante i malesseri evidenziati?». Dimissioni che, racconta il fratello, non sono arrivate per l’insistenza dei figli della donna. Versione che i medici, tuttavia, non accolgono, affermando con determinazione come la decisione di non dimettere la donna sia dipesa esclusivamente da una valutazione clinica che non consentiva una tale scelta.
La richiesta della famiglia ai vertici del Gom
E poi c’è un fatto che il fratello della donna non riesce ancora a spiegarsi: «La cartella clinica di mia sorella è rimasta quattro ore in una sorta di buco nero, nel passaggio dalla chirurgia d’urgenza alla rianimazione. L’hanno consegnata solo dopo le vibranti proteste di mio nipote. Perché questo ritardo?». L’uomo ovviamente, pur non avanzando alcuna ipotesi, rimane con il dubbio che qualcosa sia accaduto in quel lasso di tempo ed oggi chiede chiarezza alla dirigenza del Gom. Mentre la sorella continua ancora a lottare tra la vita e la morte in terapia intensiva.