Un comitato permanente di lotta e resistenza è la risposta di Lamezia Terme che vuole difendere a tutti i costi il suo ospedale. Gruppi di lavoro, esperti ma soprattutto occhio vigile e battaglia cittadina, possibilmente trasversale. Evidentemente, quindi, non è bastato il dietrofront del presidente-commissario Occhiuto rispetto al decreto di ridimensionamento delle strutture ospedaliere che, di fatto, cancellava dall’Ospedale di Lamezia Terme ben 16 dipartimenti. Le cosiddette strutture semplici. 

Amalia Bruni, consigliera regionale lametina, ha chiamato a raccolta i Dem di Lamezia convocando una manifestazione pubblica sul “Futuro incerto” dell’Ospedale e dell’intero sistema sanitario che ruota intorno alla città della piana. Un’utenza che, in generale, superale le 300mila persone e, che, in caso di ridimensionamento si riverserebbero, creando tra le altre cose, ulteriore disagio sanitario, sulle strutture del capoluogo catanzarese. La tensione dunque rimane alta anche perché il tentativo di declassamento si andrebbe a sommare, secondo quanto emerso ieri dall’ampio ed articolato dibattito che si è sviluppato, agli altri strappi che nel tempo si sono consumati la cui responsabilità è da attribuire solo alla politica. E che soprattutto non hanno giovato, né al bilancio del sistema sanitario, tantomeno alla sua razionalizzazione.  

Tenendo il filo di questo ragionamento si fa un salto indietro di diciassette anni. Quando, con la creazione delle Asp provinciali, Lamezia si vide cancellare la sua Asl6 e fu automaticamente a Catanzaro. Erano i tempi della giunta regionale Loiero e da allora, progressivamente l’Ospedale di Lamezia è stato indebolito in termini di possibilità di offerta sanitaria e quindi in termini di prestigio, a favore delle strutture catanzaresi. E che dire della delusione di non aver mai visto la nascita di quel Trauma Center peraltro previsto dal piano sanitario regionale e che oggi, pare andrà allocato presso la Dulbecco a Catanzaro? Senza considerare l’altra mannaia dell’autonomia differenziata che, in prospettiva, darebbe il colpo di grazia ad un sistema già abbastanza compromesso in termini di offerta sanitaria pubblica. Quanto poi alle paventate dimissioni da commissario straordinario minacciate da Occhiuto al Governo il commento è stato unanime: solo ora si rende conto che questo Governo non ha nella sua agenda la sanità pubblica? Dopo il taglio di un milione e trecentomila euro di fondi del Pnrr che renderanno la situazione davvero al lumicino la situazione diventa davvero preoccupante.

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Amalia Bruni non ha dubbi ed intende battere il ferro finché è caldo: «Questo DCA non ci fa intravedere una sanità di rilancio. Questa apparente marcia indietro dovrà comunque concretizzarsi. Io sono consigliera regionale e sono di Lamezia Terme – ha aggiunto rivendicando il suo ruolo istituzionale e professionale di medico e di scienziata – è necessario agire in fretta anche conto il silenzio di questi giorni – evidentemente riferendosi alla cautela del sindaco Mascaro -  L’Azienda zero – aggiunge - non garantirà maggiori servizi neanche per gli altri ospedali. Non sarà funzionale, noi non abbiamo bisogno della sanità dei palazzi. Dobbiamo aprire una battaglia che sia anche trasversale per dare voce ai nostri bisogni».

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Dall’assemblea, molo partecipata, è emersa la volontà dunque di reagire anche dopo aver ascoltato la denuncia del presidente lametino della Lega Italiana contro la fibrosi cistica. Una patologia che non lascia scampo se non curata da piccoli. A Lamezia esiste il centro regionale, l’unico in Calabria dove transitano attualmente circa 160 persone. In caso di declassamento la struttura cosi importante sparirebbe. Denunce forti sono arrivate anche dal Tdm «la disattenzione, il coinvolgimento dei sub-commissari, la marcia indietro fanno parte della stessa tattica – ha detto Fiore Isabella del Tdm – la verità è che la già disastrosa situazione peggiorerà. La soluzione per la nostra sanità non può essere legata ai soli criteri contabili».

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Situazione dunque di pericolo anche per Domenico Giampà, segretario provinciale del Pd di Catanzaro e sindaco di San Pietro a Maida «anche come sindaco denuncia un grave pericolo per la sanità territoriale. Nessuno oggi può stare fermo, dobbiamo essere pronti alla mobilitazione». Per Rosario Piccioni di LBC «è imbarazzante il tentativo dell’amministrazione comunale di minimizzare. Taglieranno e gli effetti saranno devastanti. L’ospedale di Lamezia non è più neanche spoke. Così comincia l’autonomia differenziata»

Francesco Grandinetti, presidente del Pd di Lamezia va giù durissimo nel suo intervento: «Oggi ci deve essere l’attenzione sulle ricadute che tutto questo avrà sui cittadini, sui pazienti sul rischio di chiusura di alcune strutture come urologia che oggi va avanti con solo quattro medici. E poi il grido di dolore della lega per la fibrosi cistica – ha detto commosso - ci deve spingere tutti a lottare contro questo smantellamento che parte dal sistema nazionale . tutti i nodi stanno venendo al pettine, le inefficienze amministrative si sommano e ci costringono a scendere tutti in piazza». Una situazione di allerta massima dunque e di grande disagio descritta emblematicamente dalla primaria del Dipartimento di Urologia dottoressa Suriano: «Questo decreto preannuncia la chiusura dell’ospedale. Mi sento umiliata. Cosa accadrà domani?»