Il commissario straordinario dell’azienda ospedaliera di Cosenza, Vitaliano De Salazar, ha diffuso una precisazione sui dati di Agenas che classificano il nosocomio bruzio fra i peggiori d’Italia. Il crollo della produzione di 20 milioni annui circa, verificatosi nel triennio 2020/2022 è riferito al periodo in cui l’Annunziata ha garantito l’assistenza e i ricoveri da emergenza Covid dell’intera provincia, dicono dall’azienda. La diminuita produzione ha causato, la riduzione, nel triennio, di complessivi 60 milioni di euro di finanziamento, da parte della Regione, determinando notevoli difficoltà finanziarie. Esattamente quello che abbiamo scritto in un nostro recente articolo su LaCnews24.it.  

«L’analisi si riferisce a dati che l’attuale direzione ha ereditato. Ed è ovvio che il nuovo corso – prosegue il commissario straordinario – debba prevedere un tempo di efficientamento nel triennio 2023/2025. Questo è il mandato che mi è stato assegnato e questo avverrà. I professionisti dell’Annunziata hanno compreso l’importanza di questa sfida e l’hanno accolta con orgoglio e grande responsabilità».

In sostanza De Salazar sposta sui suoi predecessori la responsabilità di questa situazione. Naturalmente i dati gli danno ragione, ma ai cittadini interessano poco le responsabilità individuali piuttosto sono interessati ai servizi sanitari di cui possono usufruire. A questo proposito il riferimento al periodo della pandemia ci pare poco azzeccato. Per il semplice fatto che il Covid non si è registrato solo a Cosenza, ma in tutto il Paese fra l’altro con intensità diverse. Nel nord il coronavirus ha mostrato certamente un volto più virulento di quanto accaduto in Calabria eppure se si guarda la “classifica” stilata da Agenas si scopre che gli ospedali del Nord hanno tenuto botta, al contrario di quanto avvenuto al Sud. Nella classifica dei dodici peggiori ospedali quattro sono in Campania, tre nel Lazio, tre in Sicilia e due in Calabria.

L’altra osservazione che ci sentiamo di fare al commissario è che la classifica tiene conto di diversi indicatori, non solo di quello relativo ai conti. Restando però su questo terreno bisogna capire come il management attuale potenzierà la produzione. Il piano di rientro triennale che il commissario ha dovuto redigere per rimettere in equilibrio i conti, ad esempio, prevede “politiche sanitarie per l’attivazione dei posti letto nell’area chirurgica e medica con la finalità, quantomeno, di raggiungere i 565 posti letto già attivi nell’esercizio 2019”. Questo passaggio ci lascia, sinceramente, un po’ perplessi. Attualmente, come abbiamo già scritto, i posti letto disponibili sono 425. Il problema è che per recuperare produzione bisogna aumentarli e di molto. Di quanto? Serve arrivare a 709. Non lo diciamo noi, ma il Dca n° 64 del 2016 poi confermato nel nuovo Dca firmato Occhiuto che al momento è al vaglio del tavolo interministeriale. La previsione contenuta nel piano di rientro invece è molto lontana. Eppure senza posti letto sarà difficile diminuire i tempi di attesa al Pronto Soccorso (altro parametro considerato da Agenas) e aumentare la produzione.

«La situazione è già migliorata molto – dichiara De Salazar – il 2023 segnerà un cambio di passo, non sulle chiacchiere ma su dati che, a breve, verranno pubblicati». Non resta allora che attendere i nuovi dati e magari vedere realizzata almeno la rivoluzione nel Pronto Soccorso che pure è stata annunciata da tempo.