«A distanza di oltre un mese dal trasferimento “transitorio” di due medici cubani dallo spoke di Castrovillari a quello di Corigliano Rossano, tutto tace. Nessun ritorno, nessuna integrazione di personale per l’ospedale del Pollino. Così il numero dei medici cubani in servizio a Castrovillari scema a sette, mentre quelli in carico a Corigliano Rossano - spoke esattamente come il primo - salgono a diciotto! Mentre quelli in servizio in Pronto soccorso a Castrovillari restano due, contro i nove (!) del nosocomio dello Jonio. Di conseguenza, il Pronto soccorso di Castrovillari, così come tanti altri reparti, sta letteralmente “scoppiando”, complice anche una dotazione infermieristica diventata ancor più carente per via di Covid e problemi vari». Queste le dure dichiarazioni del consigliere regionale di De Magistris presidente Ferdinando Laghi a margine della situazione dell’ospedale di Castrovillari.

Ma Laghi ancora continua: «È sempre più evidente una politica dell’Asp di Cosenza che riconosce figli e figliastri, attraverso comportamenti e decisioni in perfetta controtendenza rispetto a quello che sarebbe giusto fare e, ancor di più, rispetto a quanto pubblicamente e ufficialmente affermato dal direttore generale Graziano, ad esempio, durante l’incontro tenutosi ad agosto scorso con i componenti del Tavolo sulla Sanità costituito a Castrovillari e comprendente sindaci, associazioni, sindacati e il sottoscritto».

In quella occasione, in risposta ad una specifica domanda del consigliere Laghi, il direttore Graziano aveva assicurato che il rilancio dell’ospedale di Castrovillari non avrebbe certamente contemplato alcun ulteriore depauperamento di personale, tramite trasferimenti senza ritorno, come già accaduto in passato. «I fatti smentiscono ancora una volte le parole - conclude Laghi-, tutto a danno delle popolazioni del Pollino, Esaro e Sibaritide che subiscono, incolpevolmente, i colpi di decisioni prevaricatrici ed inaccettabili. Ma la gente è sempre più esasperata e il rischio di proteste, anche clamorose, sempre più tangibile da parte di una popolazione che sempre più si vede irragionevolmente privata del diritto alla salute».