L’attesa non è ancora finita. Dopo la “riapertura”, l’ospedale di Cariati aspetta. Preoccupazioni, dubbi e appelli in questi mesi non sono stati risparmiati da chi giorno per giorno cerca nel Vittorio Cosentino i segni concreti di una rinascita promessa ma che appare lontana. Un continuo – e lento – “incedere verso” e nessun punto d’arrivo.

A gettare benzina sul fuoco di una rabbia che non riesce a spegnersi per quel diritto alla salute negato alle comunità del Basso Ionio cosentino arrivano da ultimo i dati della Fondazione Gimbe contenuti nell’ultimo Rapporto Svimez. Che evidenziano un ritardo mostruoso dei progetti regionali finanziati dal Pnrr, con solo il 23% avviato entro dicembre scorso.

Un ritardo che risulta particolarmente grave nel settore sanitario, dove solo il 30% dei progetti è sulla strada della realizzazione, un dato decisamente inferiore alle regioni del Nord, in cui la percentuale è del 73%. Tradotto: la Calabria procede a rilento – troppo – nella costruzione di ospedali di comunità, case di comunità e sistemi di telemedicina, continuando a portarsi dietro gli atavici problemi da sempre lamentati e mai risolti. La sanità territoriale è all’anno zero mentre cresce, a causa delle inefficienze del sistema regionale, la mobilità di chi si vede costretto a cercare cure adeguate altrove. Nel 2022 – come documenta la Fondazione Gimbe – la migrazione dei pazienti ha raggiunto un valore record di 5,04 miliardi di euro, con un incremento del 18,6% rispetto all'anno precedente.

E dietro ai numeri, come sempre, ci sono storie. Di gente condannata alla doppia afflizione della malattia e dei lunghi viaggi in cerca di salvezza, della lontananza da casa e da affetti che renderebbero almeno un po’ più sopportabile un fardello già pesante da portare. Di cittadini a cui non restano che le preghiere a cui affidarsi per scongiurare l’eventuale bisogno di assistenza sanitaria. Di interi territori spogliati di servizi essenziali.

C’è la storia di Cariati e del suo ospedale, un tempo fiore all’occhiello dell’area ionica cosentina, oggi gigante di cemento che attende di rialzare la testa.

Le Lampare: «Pronti a nuove azioni eclatanti»

Di qualche giorno fa è l’appello – l’ennesimo – degli attivisti delle Lampare a Occhiuto per la riorganizzazione dei laboratori di analisi. Un appello figlio dell’esasperazione: «È inaccettabile che i cittadini debbano pagare di tasca propria per servizi essenziali che dovrebbero essere garantiti dal sistema sanitario pubblico. Il nostro territorio ha urgente bisogno di un laboratorio di analisi pubblico efficiente e funzionale H24».

Tutto ciò mentre ancora si attende la piena entrata in attività del Pronto soccorso, che nonostante gli annunci trionfanti di quasi un anno fa, «funziona ancora come Punto di primo intervento», denunciano.

«Il governo regionale, sotto la guida di Occhiuto, ha il dovere di rimediare a questa grave lacuna. La dipendenza dai laboratori privati non è una soluzione sostenibile e lascia i cittadini in balia di costi elevati e servizi inadeguati quando i budget delle convenzioni si esauriscono», incalzano Le Lampare, dicendosi di nuovo pronti ad «azioni eclatanti in difesa della vita».

«Al commissario Occhiuto – rimarcano – chiediamo di verificare di persona la situazione al Vittorio Cosentino, dove potrà constatare direttamente la lentezza e l'inadeguatezza con cui procedono i lavori, dagli spazi esterni fino al reparto di radiologia, dove vi sono infiltrazioni nel soffitto e dove sembra non sia previsto alcun intervento, nonostante i corposi finanziamenti ministeriali ed europei».

Il  Nursind: «Grave carenza di personale, reparti a rischio»

A unirsi all’appello è anche il sindacato delle professioni infermieristiche Nursind, che mette in evidenza «l'annosa e grave carenza di personale infermieristico e operatori socio-sanitari». Una piaga che affligge un po’ tutto il sistema sanitario e che a Cariati va ad aggiungersi al resto delle ferite non ancora sanate.

Lo scorso 10 febbraio, il sindacato ha inviato una lettera ad Azienda Zero e ai vertici dell'Asp di Cosenza, evidenziando il disagio e la precarietà in cui versano i lavoratori del Vittorio Cosentino, costretti a svolgere i propri compiti in condizioni critiche che mettono a rischio sia il funzionamento dei reparti esistenti sia l'attivazione di quelli previsti.

«Nei diversi ambulatori operano dai quattro ai sei specialisti medici al giorno, con un afflusso di pazienti provenienti da tutte le cinque province calabresi grazie al sistema di prenotazione centralizzato», denunciano i rappresentanti del Nursind Nicodemo Capalbo e Roberto Mazzuca, evidenziando la necessità di almeno tre infermieri aggiuntivi, un fisioterapista e un amministrativo.

Il laboratorio analisi, continuano i sindacalisti, è declassato a semplice punto prelievi: «Attualmente conta su un solo infermiere prossimo al pensionamento, un tecnico di laboratorio, un Oss, una biologa con contratto a tempo determinato e un medico specialista in Medicina di laboratorio che andrà in pensione nel marzo 2025».

Inoltre, in vista della – si spera vicina – riapertura del Pronto soccorso, il Nursind rimarca l'urgenza di garantire turnazioni h12 o h24 con un organico adeguato, comprendente almeno due infermieri, un tecnico e un medico specialista.

Il sindacato pone poi l'accento sulla Rsa medicalizzata di Cariati, già oggetto di una segnalazione all'Asp lo scorso 15 gennaio. «Qui, oltre alla carenza cronica di infermieri, si registra una grave insufficienza di personale: attualmente il reparto funziona con cinque infermieri e otto oss per garantire l'assistenza h24 a 18 pazienti con gravi patologie invalidanti». Secondo le stime di Capalbo e Mazzuca sarebbe necessario un incremento di 13 unità infermieristiche: «Una richiesta che appare ancora più urgente considerando che numerosi infermieri dell'Asp di Cosenza hanno già avanzato domanda di trasferimento verso Cariati».

Le falle nel sistema di emergenza

Anche sul fronte dell'emergenza territoriale, la situazione appare tutt'altro che risolta. Per le patologie tempo-dipendenti, che necessitano di un intervento entro 60-90 minuti, il sistema di soccorso risulta incompleto: «Mancano automediche h24 e l'elisoccorso notturno».

«A maggio 2024 – spiegano Capalbo e Mazzuca –, il Comune aveva avanzato l'ipotesi di costruire l'elisuperficie presso il Ponte del Varco, a cinque chilometri dall'ospedale, o su una collina antistante. Per noi, tuttavia, l'unica soluzione efficace sarebbe quella di realizzarla all'interno dell'ospedale, come già avvenuto a Paola, per consentire il trasporto immediato dei pazienti gravi senza la necessità di un ulteriore trasferimento in ambulanza».

«Nonostante la recente delibera dell'Asp Cosenza (n. 223 del 4 febbraio 2024) – continuano i sindacalisti – che definisce il percorso organizzativo per il trattamento delle patologie cardiache tempo-dipendenti nei pronto soccorso periferici, le criticità rimangono irrisolte: nelle zone interne da Cariati a Cirò, fino all'entroterra silano, mancano ancora sia automediche che l'elisoccorso notturno».

Servizi sospesi e appelli caduti nel vuoto

Servizi che mancano, personale carente mentre quello in attività è sottoposto a un forte stress. Una combinazione micidiale per l’assistenza territoriale. Tra le soluzioni proposte dal Nursind ci sono lo scorrimento delle graduatorie esistenti, l'indizione di avvisi pubblici urgenti, l'attivazione di prestazioni aggiuntive per gli operatori in servizio e la rapida realizzazione delle elisuperfici notturne in tutta la regione.

Lacune su lacune. A completare la cornice, quella denunciata dalle Lampare mesi fa: la sospensione del servizio di Neuropsichiatria infantile, essenziale per molte famiglie del territorio, per mancanza di uno specialista. «Continua a mancare la figura per la terapia neuropsicomotoria e servirebbe un ulteriore logopedista», evidenziano gli attivisti. La richiesta di intervento urgente era stata avanzata già diversi mesi fa. Ma su questa come su tutte le altre questioni aperte continua a regnare il silenzio.